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Camorra
01 Novembre 2024 - 10:30
Nella foto il capoclan Cesare Pagano; nei riquadri i coimputati Salvatore Petriccione, Enzo Notturno, Nunzio Talotti e Renato Napoleone
Seconda faida di Scampia, i boss di “Gomorra” confessano al fotofinish e tutto sommato riescono a evitare la stangata. Il processo di primo grado che ha visto alla sbarra il gotha della camorra di Scampia e Secondigliano si è concluso ieri con quattro ergastoli, ma anche otto condanne ben al di sotto delle aspettative della procura. A tirare un sospiro di sollievo è infatti soprattutto il ras Cesare Pagano, ma anche Carmine Pagano, Rito Calzone, Davide Francescone e Renato Napoleone, riusciti a evitare la stangata: gli imputati erano del resto accusati di aver preso parte a ben otto delitti. Il giudice del rito abbreviato ha condannato a 30 anni di carcere a testa Cesare Pagano, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, Renato Napoleone, difeso dagli avvocati Claudio Davino e Dello Iacono, e Carmine Pagano, difeso dall’avvocato Luigi Senese. Venti anni a testa, invece, per Rito Calzone, difeso dall’avvocato Luigi Senese, Davide Francescone, difeso dall’avvocato Senese, Salvatore Frate ed Enzo Notturno. Fabio Magnetti se l’è invece cavata con 10 anni di reclusione, mentre la stangata è arrivata per Raffaele Musolino, Salvatore Petriccione, Nunzio Talotti e Luca Raiano, tutti condannati alla pena dell’ergastolo. In sede di requisitoria il pm aveva chiesto il carcere a vita per Cesare Pagano, Carmine Pagano, Raffaele Musolino, Salvatore Petriccione, Luca Raiano e Nunzio Talotti. Per Davide Francescone, Renato Napoleone ed Enzo Notturno erano stati invocati 30 anni a testa. Per Salvatore Frate e Fabio Magnetti erano stati chiesti, rispettivamente, con 17 anni e 12 anni. Le indagini, condotte dai carabinieri anche attraverso dettagliati riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avevano consentito di fare luce su otto omicidi della seconda faida di Scampia, avvenuti tra il 14 marzo 2007 e il 9 febbraio 2008. Ma pure di con fermare la riconducibilità della guerra alla decisione della Vanella Grassi di scindersi dai Di Lauro e confluire negli Amato-Pagano su istigazione dei vertici di questi ultimi. Sotto inchiesta erano così finiti Raffaele Amato “’a vecchierella”, Cesare Pagano “Cesarino”, Marco Di Lauro e Salvatore Petriccione. A carico loro e di altri 12 indagati erano emersi gravi indizi di colpevolezza in relazione a otto omicidi: quello di Giuseppe Pica dei Di Lauro (14 marzo 2007); Francesco Cardillo dei Di Lauro (14 3 2007); Lucio De Lucia dei Di Lauro (21 marzo 2007); Patrizio De Vitale, da poco transitato nella compagine scissionista (31 maggio 2007; Luigi Giannino della Vinella Grassi (13 giugno 2007; Salvatore Ferrara dei Di Lauro (25 settembre 2007; Luigi Magnetti della “Vinella” (25 settembre 2007; Carmine Fusco dei Di Lauro (9 febbraio 2008). Per l’omicidio Pica sono indagati Rito Calzone “o’ pisano”, Enzo Notturno “Vector”, Carmine e Cesare Pagano. Per Cardillo risponde Salvatore Frate. Lucio De Lucia: Rito Calzone e Cesare Pagano. Per De Vitale: Marco Di Lauro e Nunzio Talotti. Per Giannino: Marco Di Lauro, Mario Buono, Musolino e Vincenzo Di Lauro. Per Ferrara: Raffaele Amato del ’65, Cesare Pagano, Salvatore Petriccione e Luca Raiano. Per Magnetti: Raffaele Amato, Carmine Pagano, Cesare Pagano, Petriccione, Napoleone, Francescone. Per Fusco: Raffaele Amato, Petriccione, Raiano e Magnetti.
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