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il cold case
02 Novembre 2024 - 09:49
NAPOLI. Il cerchio intorno ai killer di Giuseppe Scuotto potrebbe essere tutt’altro che chiuso. Se è vero infatti che pochi giorni fa la Squadra mobile di Napoli ha catturato i presunti killer, il capozona dei Contini Antonio Muscerino e Gennaro Cirelli, uomo vicino al clan Licciardi, all’appello mancano ancora i mandanti del delitto consumatosi l’11 maggio 2000 nel cuore del Vasto. Dagli atti dell’indagine emergono infatti le scottanti dichiarazioni dell’ex boss di Forcella Luigi Giuliano, alias “Lovegino”, secondo il quale nell’omicidio sarebbero coinvolti alcuni dei massimi esponenti dell’Alleanza di Secondigliano, su tutti Maria Licciardi “’a peccerella” ed Eduardo Contini.
È il 5 maggio 2003 quando Giuliano rende agli inquirenti della Dda un interrogatorio fiume nel quale riferisce le informazioni in suo possesso circa l’assassinio di Peppe Scuotto. Il racconto parte dalla fine degli anni ’80, quando Scuotto, decisosi a pentirsi, viene portato dal carcere all’ospedale Monaldi: «Mandai subito l’imbasciata a Maria Licciardi. La stessa si recò presso il Monaldi, fuori al quale bloccò la moglie di Scuotto dicendole “riferisci a tuo marito di non pentirsi”, raccomandandosi che egli non combinasse questo guaio con le solite minacce e le solite promesse di denaro. La donna allora andò dal marito, il quale, dopo aver conferito con lei, disse ai carabinieri “riportatemi in carcere perché non voglio più collaborare... i carabinieri non sapevano che ero stato io a gestire la situazione».
Stando al racconto di “Lovegino”, il gesto anche a distanza di tempo sarebbe stato molto apprezzato dalla boss secondiglianese: «Nel corso degli anni lei mi ringraziava sempre per questo fatto e mi diceva “se tu non mi avessi mandato quell’imbasciata avrebbe combinato un guaio a tanti di noi, avrebbe fatto un macello!». Circa dieci anni dopo Scuotto venne comunque ucciso, anche se probabilmente per un altro ordine di ragioni. Sul punto, l’ex ras di Forcella ha spiegato: «“Appena esce lo uccidiamo” e non si tratta di una mia deduzione. Mi fu detto da Maria Licciardi, Patrizio Bosti, Eduardo Contini, Eduardo Morra, i Licciardi stessi e i Mallardo, quando abbiamo parlato tra di noi. Quel fatto era rimasto era rimasto impresso. “La moglie cerca soldi, appena esce lo uccidiamo”... Infatti appena uscì lo ammazzarono. Questa non è una mia deduzione, ma fu una loro confessione! Voglio anche precisare che noi ci dicevamo tutto quando sedevamo a tavola».
Insomma, stando a quanto riferito da Luigi Giuliano, Giuseppe Scuotto avrebbe pagato con la vita le richieste economiche avanzate dalla consorte nei confronti del clan Contini, gruppo del quale lui stesso era il referente nella zona del Vasto. Per i ras tirati in ballo da “Lovegino” non è però scattata alcuna misura cautelare e allo stato attuale non risultano neppure indagati. La procura non lascerà però nulla di intentato e la caccia ai riscontri potrebbe essere ancora all’inizio. A distanza di 24 anni il giallo è però ancora tutt’altro che risolto.
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