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Il drammatico racconto dell’imprenditore

«Pensavo che mio figlio fosse morto: era a terra sanguinante, volevano 360mila euro

L’inchiesta che ha portato in carcere tre persone e per la quale è latitante il boss Nicola Rullo

«Pensavo che mio figlio fosse morto: era a terra sanguinante, volevano 360mila euro

«Ho avuto la sensazione che mio figlio fosse morto perché l’ho chiamato più volte senza che lui mi rispondesse. Era a terra in un piccolo terrazzo dell’abitazione, esanime e massacrato di botte dategli in mia presenza e di Marcello Madonna da un uomo, con un martello di ferro di circa 50 centimetri». È la parte più drammatica del racconto dell’imprenditore dal quale volevano 360mila euro i componenti di un gruppo dell’Arenaccia, capeggiato dal ras Nicola Rullo di nuovo latitante proprio per quest’inchiesta. Il figlio era stato attirato in una trappola poche ore prima e picchiato ferocemente per un debito contratto nell’ambito di un affare non meglio chiarito. Così scattò la vendetta, ricostruita ai poliziotti della Questura in parte dal racconto del padre della vittima, anch’essa vittima in quanto tenuto prigioniero in un appartamento per un paio d’ore e colpito con una sola martellata in petto. «Avevo saputo da mio figlio che aveva proposto un affare a Madonna , nell’ambito del commercio di abbigliamento che svolgevano assieme, il quale aveva accettato investendovi una notevole quantità di danaro. Successivamente mio figlio mi disse di avere contratto un debito con lo stesso Madonna, ma senza riferirmi la cifra: “poi disse 30mila, poi 40mila, poi 50 e infine 103mila euro”. Così un giorno, mentre eravamo insieme ad Arzano, ricevette una telefonata aggiungendo che l’amico-socio gli aveva chiesto un appuntamento. Io gli sconsigliai di andare, ma lui andò . Così è stato sequestrato e picchiato in un appartamento di via Nuova del Campo, dove alcune ore dopo io segui Madonna dopo averlo atteso alla Doganella come d’accordo» spiega l’imprenditore. «Se non mi fai avere i soldi, ammazzo te e la tua famiglia» era stato l’ordine dato all’imprenditore da uno dei componenti del commando composto da cinque persone, di cui tre sono in carcere e due risultano irreperibili, tra i quali il ras Nicola Rullo. Sarebbero gli autori del clamoroso sequestro lampo del figlio di un imprenditore al quale il gruppo avrebbe chiesto 360mila euro per un debito di circa la metà e non per il riscatto dell’ostaggio, rilasciato infatti dopo meno di 24 ore. A finire in manette sono stati Armando Reginella (difeso dall’avvocato Del Vecchio), Marcello Madonna (avvocato Filippelli) e Carlo Di Maio (avvocato Riccio), tutti da considerare innocenti insieme ai latitanti fino all’eventuale condanna definitiva. Oltre a Nicola Rullo, è latitante anche un suo fedelissimo per il sequestro di persona a scopo di estorsione con rapimento e pestaggio del 26enne figlio di un imprenditore del Vasto-Arenaccia. Una brutta storia per la quale è in fuga da circa un mese il boss soprannominato “’o nfamone”, originario delle Case Nuove e legato storicamente ai ContiniBosti con un ruolo di primo piano. Per gli investigatori della Squadra mobile e i pm della Dda sarebbe il mandante del rapimento compiuto il 28 settembre scorso nella zona della Doganella. Anche il padre, nel corso della stessa giornata, è stato preso in ostaggio per un’oretta, il tempo di fargli vedere il figlio a terra massacrato di botte e spaventarlo. Ma lui, una volta liberato, ha preso subito la strada per via Medina direzione questura. L’inchiesta è così partita e attraverso sofisticate indagini tecniche gli inquirenti sono arrivati al gruppo di sequestratori. Il rapimento è stato breve e sarebbe servito per spaventare il padre del 26enne rapito e convincerlo a sborsare i soldi. Ma le indagini a tamburo battente dei poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della Questura, dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Giuseppe Sasso, coordinati dalla Dda, lo hanno impedito.

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