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Il retroscena
04 Novembre 2024 - 09:41
Microspie piazzate nei cespugli, tra l’erba o sui rami degli alberi. Un’operazione di polizia giudiziaria tra le più brillanti nella storia del crimine napoletano, resa possibile da uno stratagemma geniale: gli investigatori, per poter piazzare le cimici senza essere visti e senza destare sospetti, si finsero amanti del footing con tanto di tute e scarpette da ginnastica. Dandosi il cambio ogni giorno, gli atleti fasulli organizzarono la trappola in cui caddero gli affiliati ai clan di Miano che si trovavano nelle campagne di Melito proprio per essere al riparo da orecchie e occhi indiscreti. Invece furono registrate le conversazioni tenute nel corso di vari summit di camorra e per 19 indagati (comunque da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) il 26 giugno scorso scattarono le manette. Ad avere l’idea delle microspie nascoste in campagna, e ad attuarla, sono stati i poliziotti della squadra giudiziaria di Scampia, comunque con l’aiuto di altri colleghi del commissariato. Loro, insieme agli investigatori della squadra mobile della questura e ai carabinieri della compagnia Vomero, hanno portato avanti l’indagine culminata nel blitz di giugno scorso. Un’inchiesta, coordinata dalla Dda, con risultati importanti: due omicidi chiariti, un clamoroso ferimento nel corso di due stese che si incrociarono, due clan che si contendevano il territorio dei Lo Russo a suon di agguati, estorsioni e possesso di armi. C’è infatti metà codice penale negli accertamenti cominciati nel 2021 e proseguiti con continue scoperte fino all’esecuzione delle misure cautelari. Un vaso di Pandora dal quale sono emersi i gruppi Scognamiglio e Pecorelli-Catone, impegnati una guerra fratricida. Così, hanno pagato con la vita un vecchio e un giovane di malavita: Salvatore Milano e Antonio Avolio. Quest’ultimo non era nemmeno il bersaglio principale: i nemici volevano uccidere Oscar Pecorelli “’o pastore”, ma lui non usciva mai di casa e ripiegarono su uno della cerchia. Coordinati dalla Procura antimafia, a condurre le indagini sono stati i poliziotti della sezione “Catturandi” della Squadra mobile della Questura (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Marika Viscovo) con i colleghi del commissariato Scampia (dirigente Antonella Palumbo, commissario e vice dirigente Lorenzo Stabile) e i carabinieri della compagnia Vomero mentre in alcune circostanze si è mosso pure il personale dei commissariati di Giugliano e Anzio e della Mobile di Perugia. Il 22 aprile 2021 Salvatore Milano detto “Totore ’o Milan” stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando, nella ricostruzione dell’accusa, Carlo Perfetto avrebbe segnalato la sua presenza ai soci in appostamento armati nei dintorni. Poco dopo sarebbero entrati nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro, sparando entrambi sul bersaglio, affiliato ai Lo Russo in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone. Per l’omicidio sono indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino. I presunti esecutori materiali ovviamente rispondono pure di porto e detenzione di arma da fuoco. Era il 24 giugno. Si susseguirono stese e agguati provocati dalla faida. Naturalmente gli affiliati si rendevano conto di essere potenzialmente nel mirino dei nemici di camorra. Come nel caso di Antonio Avolio che sia pur con atteggiamento circospetto, Antonio Avolio girava in scooter a Marianella. Non si insospettì notando che si avvicinava a lui l’assassino, quindi non ebbe il tempo di tentare una fuga. Fu centrato alla testa e morì all’istante, cadendo pesantemente dal mezzo.
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