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L'inchiesta
07 Novembre 2024 - 17:38
Ci sarebbe stato un accordo preventivo per depistare le indagini dell'omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo. Un accordo al quale avrebbe partecipato il colonnello Fabio Cagnazzo, che poi avrebbe spinto la Procura di Salerno a seguire una falsa pista. È questa la principale accusa mossa nei confronti dei 4 indagati accusati di omicidio premeditato aggravato dalla circostanza di aver favorito il traffico di droga gestito dal clan Cesarano in Cilento.
Gli altri tre arrestati - Giuseppe Cipriano, Romolo Ridosso e Lazzaro Cioffi - secondo l'Antimafia salernitana avrebbero preso parte all'ideazione, pianificazione e organizzazione dell'omicidio di Angelo Vassallo, assassinato il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola calibro 9. I primi sopralluoghi sarebbero stati eseguiti da Cioffi, mentre Ridosso e Cipriano si assicurarono che nel luogo dove poi è scattato l'omicidio, non fossero presenti telecamere di videosorveglianza.
I DEPISTAGGI
La falsa pista del "brasiliano" e la presunta lite con un albergatore. Sono questi i due depistaggi che la Procura di Salerno imputa al colonnello Fabio Cagnazzo, oggi finito in carcere insieme al carabiniere Lazzaro Cioffi, all'imprenditore Giuseppe Cipriano e al collaboratore di giustizia Romolo Ridosso.
I quattro sono accusati in concorso di aver organizzato l'omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo e depistato immediatamente le indagini. I carabinieri del Ros di Roma, coordinati dalla Procura di Salerno (procuratore Giuseppe Borrelli) hanno ricostruito tutte le fasi immediatamente successive al delitto, quando il colonnello Cagnazzo «come concordato in precedenza, depistava effettivamente le indagini condotte dalla Procura di Salerno» indirizzandole verso la falsa pista del pusher "brasiliano" Bruno Humberto Damiani e della lite con Roberto Vassallo (solo omonimo del sindaco ucciso, titolare di un albergo del luogo).
IL TRAFFICO DI DROGA
Il tutto per coprire il traffico di droga organizzato al porto di Acciaroli dal clan Cesarano di Castellammare di Stabia, Pompei e Scafati. Secondo quanto emerso dagli accertamenti del Ros, dopo l'omicidio del sindaco pescatore, Cagnazzo si sarebbe adoperato per diffondere false notizie circa il coinvolgimento di Damiani sostenendo che fosse positivo all'esame dello stub. Damiani, sosteneva falsamente l'ufficiale dell'arma ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, si sarebbe anche occupato di pedinare la vittima nei pressi del porto di Acciaroli.
Secondo quanto si apprende, fu sempre Cagnazzo ad diffondere la falsa notizia dell'esistenza di un “gruppo Damiani“ dedito al traffico di droga attraverso l'utilizzo di un gommone. Tra le informazioni di cui era in possesso, non riferite agli inquirenti, figura anche la circostanza dell'incontro che Vassallo aveva richiesto per il giorno dopo al comandante dei carabinieri di Agropoli e ai pm della Procura di Vallo della Lucania, per denunciare i fatti.
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