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Malanapoli
08 Novembre 2024 - 09:05
Emanuele Tufano
NAPOLI. Omicidio Tufano, le indagini sarebbero a una svolta con la probabile identificazione di almeno metà dei partecipanti allo scontro armato culminato nella morte del 15enne. Nel silenzio più totale, com’è giusto che sia, gli investigatori hanno vagliato ore e ore di immagini della videosorveglianza e di telecamere private di mezzo centro storico: dal quartiere Mercato alla Sanità, passando per il corso Umberto e le Case Nuove.
Inoltre hanno assistito al funerale di Emanuele poliziotti in borghese della Squadra mobile della questura e della Scientifica proprio per individuare, come in effetti sarebbe successo, gli amici del ragazzo che in quella tragica notte facevano parte dello stesso gruppo. Alcuni erano presenti nella chiesa di piazza Sanità, a quanto sembrerebbe; ma non tutti perché altri avrebbero lasciato la città dopo l’evento.
L’inchiesta, coordinata dalla procura per i minorenni e dalla Dda per la possibile presenza di maggiorenni nelle file delle due baby gang che si sono fronteggiate, mira a individuare in primo luogo chi ha sparato a Emanuele Tufano. Circostanza difficile da provare, anche se gli esperti di balistica della questura sono al lavoro per disegnare nella maniera più precisa possibile la traiettoria del proiettile fatale per il 15enne.
Anche lui era nel gruppo di circa 16 ragazzi partiti dal rione Sanità per raggiungere il Mercato, quartier generale dei coetanei con cui da diversi mesi era sorto un grosso contrasto. In una precedente, ma non ci sono conferme ufficiali, voci insistenti dal posto raccontano di una maxi scazzottata proprio in piazza Mercato.
Nell’inchiesta sull’omicidio del 24 ottobre, un 17enne e un 15enne sono indagati a piede libero per la sparatoria e per il possesso di armi, con il più piccolo già noto per aver partecipato quando non era imputabile all’accoltellamento di un bengalese. Ma entrambi hanno dichiarato in maniera coincidente, durante il lungo interrogatorio in questura di essersi difesi: «Loro erano su 8 scoter, noi eravamo solo in 4 su due motorini. Ci hanno sparato e noi abbiamo risposto».
Comunque c’è ancora lavoro da fare per i poliziotti della Omicidi della Squadra mobile, ma la strada intrapresa sembra quella giusta. I “sospetti”, entrambi del quartiere Mercato, sono stati identificati a tempo di record e non si sono chiusi nel silenzio. Messo sotto torchio, il 15enne avrebbe affermato che “quelli della Sanità”, circa 16 su 8 motocicli, avrebbero incrociato lui e l’amico 17enne casualmente in vico Parrettari e avendoli riconosciuti, avrebbero aperto il fuoco.
A quel punto il ragazzo del Mercato sarebbe sceso dal motorino e avrebbe a sua volta sparato mirando ai nemici. Non da solo perché quella notte almeno 4 pistole sono entrate bin azione, ecco perché la ricostruzione della dinamica del fatto non è agevole. Complessivamente in pochi minuti sono stati esplosi almeno 12 proiettili da varie pistole, circostanza che confermerebbe l’ipotesi del conflitto a fuoco. Un solo colpo ha ferito mortalmente alla schiena Emanuele Tufano.
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