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Il caso

«La droga nelle valigie dei pentiti»

Il giudice ritiene che Cagnazzo conoscesse il piano per ammazzare Vassallo e si sarebbe attivato per i successivi depistaggi

«La droga nelle valigie dei pentiti»

Angelo Vassallo e Fabio Cagnazzo

SALERNO. «Fabio Cagnazzo faceva mettere quantitativi di sostanze stupefacenti all’interno delle valigie dei collaboratori di giustizia ospitati in strutture di Acciaroli». È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta del Ros di Roma e della Procura di Salerno sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010, nell’ambito della quale sono finite in carcere quattro persone tra le quali il colonnello dei carabinieri Cagnazzo: l’ipotesi di reato è quella di omicidio volontario in concorso, aggravato dal metodo mafioso, commesso per coprire il traffico di droga scoperto dal primo cittadino ucciso.

Il gip sottolinea che non è possibile ritenere che il reato contestato ai quattro arrestati sia stato commesso per agevolare la cosca Cesarano. A parlare dell’uso a suo dire «strumentale» dei pentiti è l’agente immobiliare Pierluca Cillo in un colloquio con Francesco Avallone, all’epoca compagno della figlia del sindaco pescatore, Giuseppina.

Avallone spiega che Cillo gli disse di aver appreso da una ex fidanzata, legata poi a uno dei pentiti, che «al Caleo c’era una base di droga che poi veniva trasferita a Napoli, e che i pentiti non erano altro che uno strumento per coprire questo traffico» e che Vassallo lo aveva scoperto. Giuseppina Vassallo, in una testimonianza resa un mese dopo l’omicidio del padre, parla di quanto gli aveva riferito Avallone circa l’incontro con Cillo e che quest’ultimo sapeva «di un deposito di stupefacenti sito in un garage vicino al mare dove il colonnello Fabio Cagnazzo depositava la droga che portavano i familiari dei collaboratori che vivevano nel residence».

La donna aveva anche riferito che secondo Cillo «Fabio Cagnazzo faceva mettere quantitativi di sostanze stupefacenti all’interno delle valigie dei collaboratori di giustizia ospitati in strutture di Acciaroli» che poi finivano nel garage indicato. Nella sua ordinanza, il gip di Salerno ritiene che Cagnazzo fosse a conoscenza del piano per ammazzare Vassallo attivandosi poi per depistaggi successivi all’omicidio.

Il giudice fa riferimento a un episodio: Cagnazzo si sarebbe allontanato temporaneamente da una comitiva con la quale stava andando a un ristorante: da una comitiva con cui si stava recando al ristorante proprio la sera dell’omicidio: un’assenza di 23 minuti, in concomitanza con il delitto, di cui Cagnazzo non ha saputo dare spiegazioni.

Restano, in ogni caso, come chiarisce il gip da individuare gli esecutori materiali del delitto sottolineando anche che l’attività degli investigatori «non ha ancora raggiunto una completa e compiuta ricostruzione degli scenari che conducevano all’esecuzione del sindaco Vassallo». Il movente, al momento, è legato al traffico di droga scoperto dal primo cittadino di Pollica ma il gip parla anche delle difficoltà nella ricostruzione della vicenda anche a causa «del clima di particolare omertà, reticenza e quasi diffidenza».

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