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L'omicidio

Ucciso 18enne per "gioco" fatale: fermato un 19enne

Arcangelo Correra centrato da un colpo partito dalla pistola maneggiata da Renato Caiafa

Ucciso 18enne per "gioco" fatale: fermato un 19enne

Arcangelo Correra

NAPOLI. Un destino doppiamente atroce. Stavano maneggiando una pistola calibro 9x21 quando è partito un colpo fatale per Arcangelo Correra, 18enne dei Quartieri Spagnoli incensurato, appassionato di calcio e non di armi. Il proiettile l’ha centrato alla testa ed è morto in ospedale poche ore dopo tra scene di disperazione e improperi agli incolpevoli medici.

Il ragazzo era insieme a un congiunto e a un amico 17enne: “scarrellando”, è bastato sfiorare il grilletto per provocare la tragedia. Erano le 5 di ieri. La Procura, su indagini della polizia, ha sottoposto a fermo il 19enne cugino Renato Caiafa per porto d’armi e ricettazione: il giovane è indagato a piede libero per omicidio colposo. Avrebbe confessato in lacrime, dicendo la verità secondo gli investigatori: si è trattato di un incidente. «Non so manco io com’è potuto succedere. Ora sono disperato».

I medici del Pellegrini hanno sottoposto Correra a un intervento chirurgico al cervello, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Alle 10 è deceduto. Cinque ore prima si godeva la notte in via dei Tribunali, all’angolo con piazza Sedil Capuano, in sella a uno scooter così come i due coetanei in sua compagnia. Probabilmente si sono fermati per provare l’arma o per semplice curiosità, passandosela. Poi, in un attimo, la vita del giovanissimo si è avviata verso la morte, inevitabile per la gravità della ferita riportata.

Può darsi che lui non abbia partecipato al gioco incosciente, visto che lo zio ha decritto il nipote come «appassionato soltanto di calcio, non gli piacevano le armi». Un motivo in più gridare al destino ingrato. Ad accompagnare il ferito all’ospedale sono stati Renato Caiafa e il minorenne, che poi si sarebbero allontanati. Il 19enne è tornato a casa, dove i familiari l’avrebbero convinto a presentarsi in questura.

Così ha fatto e lui stesso ha indicato agli investigatori dove si trovasse la pistola, permettendo il recupero. Le indagini dei poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Luigi Vissicchio) sono andate avanti a tamburo battente e dopo la prima ridda di ipotesi è stata imboccata la pista giusta per ricostruire l’ennesimo episodio che vede coinvolti giovanissimi armati nel centro storico di Napoli.

Ecco la ricostruzione della vicenda. Alle 5 i tre ragazzi si intrattengono sul sellino di due scooter a Sedil Capuano - zona maneggiando una pistola che sono convinti di saper utilizzare. Uno di essi la maneggia scarrellando, come si dice in gergo, e quindi inserendo dal serbatoio del caricatore il colpo in canna.

Accade l’imprevedibile, o forse no: ciò che chi sa maneggiare le armi sa bene: basta sfiorare il grilletto ed ecco che parte il proiettile, che ferisce alla testa Correra, cugino di Luigi Caiafa ucciso quattro anni fa da un poliziotto durante un tentativo di rapina e fratello di Renato. L’indagine comunque non è ancora chiusa, anche se non ci sono dubbi che si sia trattato di un tragico incidente.

Importanti potranno risultare anche le dichiarazioni di altri due giovani che avrebbero assistito alla scena a poca distanza. Sembra esclusa l’ipotesi che l’arma fosse in mano ad Arcangelo Correra nel momento dello sparo: significherebbe che l’aveva rivolta verso se stesso, il che è francamente poco credibile. Per lo zio di Arcangelo, Gaetano Cuomo, il nipote era tutto «casa, pallone, amici e la scuola, ovviamente».

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