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11 Novembre 2024 - 09:17
NAPOLI. Un’ombra densa di punti di domanda si allunga minacciosa tra le strade dei Decumani. All’indomani dell’atroce fatalità costata la vita al 18enne Arcangelo Correra e le manette al cugine, il 19enne Renato Caiafa, accusato di aver fatto partire accidentalmente il colpo di pistola che ha centrato alla tempia il parente, inquirenti e investigatori stanno passando al setaccio la testimonianza del giovanissimo indagato per accertarne la veridicità.
Caiafa, presentatosi in questura poche ore dopo il delitto, ha sostenuto che insieme al cugino e a un altro parente minorenne stavano “giocando” con quella pistola che, a suo dire, sarebbe stata trovata per caso sotto un’auto. Una versione che sembra però non convincere fino in fondo i pm della procura di Napoli e i poliziotti della Squadra mobile. Il sospetto, infatti, è che l’arma scarrellata potesse essere in realtà già da prima nella disponibilità della comitiva. A quel punto sarebbe però determinante capire anche a che uso fosse destinata.
Tanti interrogativi e per il momento ancora pochissime risposte, salvo la responsabilità materiale confessata dal 19enne. Una mano potrebbe forse arrivare nei prossimi giorni dall’analisi della telecamere di videosorveglianza presenti nei pressi della scena del crimine: lungo la strada in cui ha perso la vita Correra, vico Sedil Capuano, non sarebbero però presenti occhi elettronici. Una circostanza che potrebbe rallentare non poco lo sviluppo dell’inchiesta, almeno in queste primissime battute, tenendo anche conto della totale assenza di testimoni: l’omicidio è infatti avvenuto intorno alle cinque di sabato mattina, quando via dei Tribunali e dintorni erano ancora pressoché deserte. Intanto è stato emesso nella tarda serata di sabato il fermo nei confronti del 19enne Renato Caiafa, il giovane che la notte tra venerdì e sabato scorsi maneggiando una pistola ha ucciso il cugino 18enne Arcangelo Correra, poi deceduto al Pellegrini.
Al giovane, che si è presentato in questura per spiegare al pm Capasso e agli investigatori della Mobile la dinamica dell’accaduto, vengono contestati il porto e la ricettazione dell’arma illegale, reati per i quali sono scattate le manette. Per il reato di omicidio colposo il 19enne è stato invece denunciato a piede libero. Gli accertamenti della polizia di Stato sono comunque ancora in corso e non è da escludere del tutto un coinvolgimento dei tre nelle recenti fibrillazioni che vedono protagoniste alcune paranze di ragazzini in odore di mala.
Le reazioni al tragico accaduto anche ieri non si sono fatte attendere: «Siamo in guerra e in contesti del genere occorre schierare l’esercito. Purtroppo, lo dico a malincuore, la città va blindata con forze dell’ordine ed esercito e non solo fino alle 24, perché dopo quell’ora la strada resta alla mercè di delinquenti. E poi occorrono telecamere ovunque perché vi sono diritti primari da tutelare rispetto al diritto alla privacy», denuncia Emilia Galante Sorrentino, sostituto procuratore del tribunale per i Minorenni di Napoli.
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