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Regione Campania
12 Novembre 2024 - 08:43
De luca legge un libro durante il consiglio regionale
NAPOLI. L’opposizione lo attacca duramente, dai nodi politici (il no del Pd nazionale al terzo mandato) a quelli amministrativi (i problemi della sanità e dei trasporti), ma lui vuole mostrare serenità. E quindi, mentre da centrodestra e Movimento 5 Stelle arrivano strali contro la sua amministrazione, lui, Vincenzo De Luca, apre un libro (21 lezioni per il XXI secolo” di Yuval Noah Harari) e si mette a leggere (nella foto a sinistra pubblicata dal “Mattino” online). Farà così per tutta l’ora e mezza di discussione.
L’unica sua parola è un forte «no», scandito con tono vigoroso e un braccio destro teso che sembra fare il verso al saluto romano, quando viene chiamato all’appello per votare sulla mozione di sfiducia presentata dal centrodestra, e votata anche dal Movimento 5 Stelle. Alla fine la maggioranza tiene senza problemi: 35 «no» alla mozione di sfiducia, anche un voto in più di quelli ottenuti per il sì al terzo mandato.
Tanto che il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero chiude la seduta con una battuta: «La fiducia aumenta». Il voto in più è quello di Bruna Fiola, unica esponente del Pd che si era astenuta sul voto per il De Luca tris. Un voto che però non cancella la tensione palpabile tra De Luca e la famiglia Fiola, acuita le scorse settimane dalla nascita del "Comitato di liberazione della Campania da De Luca” fondato da Ciro Fiola, padre di Bruna e ex presidente della Camera di Commercio di Napoli che è stata commissariata dalla Regione.
«La mia astensione è stata determinata da sollecitazioni che ricevo da cittadini sulla mancata attuazione di alcune leggi importanti che abbiamo approvato», dice lei in aula. Poi tocca il nervo scoperto: «Da un anno a questa parte i miei elettori mi chiedono come mai da parte di De Luca ci sia una presa di posizione così netta nei confronti della mia famiglia. Sono ferita nella dignità da questo chiacchiericcio».
Tornando al voto di sfiducia, gli attacchi delle opposizioni, come detto, sono duri. Severino Nappi (Lega) lo definisce "uno yogurt a scadenza", e del suo predecessore alla guida regionale, Stefano Caldoro, che chiede chiarezza sull'eventuale ricandidatura. Un sussulto solo mentre parla Cosimo Amente (Fratelli d'Italia) che disegna un quadro di una gestione fallimentare a 360 gradi della Regione: anche qui De Luca non risponde ma alza il capo e guarda fisso negli occhi, per la prima volta, il suo interlocutore.
Èbcompatto il centrodestra nel votare a favore la mozione di sfiducia, con l'eccezione dell'assente e neo meloniano, Raffaele Pisacane. Anche la consigliera indipendente Maria Muscarà e i tre uomini del Movimento 5 Stelle bocciano De Luca: «Condividiamo il fine ultimo della mozione, mandare a casa il presidente" spiega il pentastellato Gennaro Saiello che però nel corso del suo intervento sottolinea di non essere d'accordo con le motivazioni a sostegno di una sfiducia chiesta per verificare la fedeltà della maggioranzaal suo presidente: «Avevamo presentato una nostra proposta emendativa (ritenuta inammissibile ndr) per spostare il focus della mozione sui fallimenti in materia di sanità, trasporti, economia e lavoro. Non ci interessa commentare i problemi interni al Pd, vogliamo affrontare i problemi della Campania».
Con De Luca che tace (e a fine seduta dribbla anche la stampa), ci pensano i vari consiglieri di maggioranza a ribattere alle opposizioni. Carmine Mocerino (De Luca presidente) definisce la mozione «tardiva e inutile dopo l'approvazione ad ampia maggioranza della proposta di legge sul terzo mandato». Giovanni Porcelli (Campania Libera), invece, sfida la destra a «scendere in campo e battere De Luca alle urne se davvero si ritiene che il presidente e questa maggioranza abbiano fallito».
In questo scenario per De Luca arriva persino un doppio sostegno meno prevedibile. Dopo Gennaro Cinque (Moderati e Riformisti) che vota contrario alla sfiducia dopo aver anche ritirato, due giorni fa, la sua firma dalla mozione, pure la vicepresidente del Consiglio regionale, Valeria Ciarambino (ex M5S, oggi al Gruppo Misto), sostiene il governatore: «È una discussione intempestiva ripetendo quanto detto già in occasione dell'approvazione della legge sul terzo mandato. Sarebbe stato più opportuno discutere di altro, come del tentativo di Leonardo di demoralizzare la propria sede al Nord, attuando sul piano industriale l'autonomia differenziata a danno della nostra Regione». Tutti e due, comunque, avevano già votato sì anche al terzo mandato.
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