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la protesta

Solidarietà e sostegno al popolo palestinese: gli studenti occupano l'Orientale

La Rete studentesca: boicottare il protocollo siglato con la Nato

Solidarietà e sostegno al popolo palestinese: gli studenti occupano l'Orientale

NAPOLI. Gli studenti e le studentesse dei Collettivi Autorganizzati Universitari e di Ecologia Politica Napoli hanno occupato la sede di Palazzo Giusso dell'Università degli studi di Napoli L'Orientale. L'azione - che ha anche visto l'affissione di uno striscione con la scritta "Università L'Orientale occupata con la Palestina, con il Libano, fino alla vittoria" - dopo una tavola rotonda con Maya Wind, autrice del libro sul boicottaggio accademico "Torri d'Avorio e d'Acciaio", che si è tenuta nell'ateneo.

Già questa mattina gli attivisti degli stessi collettivi avevano occupato la sede di Porta di Massa dell'Università Federico II. "Più di 43mila persone sono state assassinate da Israele, più di 180 giornalisti sono stati brutalmente uccisi, non esistono più università a Gaza, non possiamo rimanere in silenzio. Non possiamo accettare che le nostre università siano ancora complici del genocidio, non possiamo tollerare che il nostro sapere sia messo a servizio di chi uccide. Oggi rilanciamo la campagna di boicottaggio accademico in concomitanza con la giornata internazionale di agitazione a sostegno dei popoli libanese e palestinese nelle università", spiegano gli studenti, che denunciano: "L'Orientale continua ad avere accordi con chi diffonde guerra nel mondo. Dal 2022 è attivo un protocollo d'intesa con il Comando divisione Vittorio Veneto e futuro Comando della divisione Multinazionale Sud della Nato: agli studenti e le studentesse della nostra università viene insegnato a fare la guerra". "Il nostro slogan - ancora gli studenti - è chiaro: "Boicottare per liberare". Riteniamo inaccettabile che le parole di migliaia di studenti vengano ignorate, gli studenti di tutta Italia chiedono cose semplici: basta accordi con le Università israeliane e le aziende belliche. Con questa occupazione vogliamo mandare un messaggio chiaro a tutto il mondo accademico: rifiutiamo il clima di guerra e di corsa al riarmo e non ci fermeremo fino a quando non avrà fine la complicità delle nostre università con il genocidio palestinese".

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