«A Forcella sono state cancellate dagli amici di Arcangelo Correra le scritte realizzate sui muri che inneggiavano a Luigi Caiafa, il baby rapinatore morto nel 2020 nel corso di una rapina che stava compiendo alle 5 del mattino tra via Duomo e via Marina, fratello di Renato Caiafa che sempre a Forcella ha ucciso con un colpo di pistola alla testa proprio il giovane Arcangelo Correra». Lo rende noto il deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli.
«Il loro padre, Ciro, fu ucciso sempre nel 2020 in un agguato di stampo camorristico» spiega Borrelli, sottolineando che la copertura delle scritte è avvenuta a pochi giorni di distanza da un sopralluogo svolto proprio in quell’area da lui che aveva fatto «appello ai cittadini di reagire all’oppressione dei clan a partire dall’eliminazione dei simboli, delle scritte, degli altarini realizzati dai criminali per affermare la loro supremazia sul territorio».
Proprio il deputato ieri sera, insieme al presidente dei commercianti di Forcella, Antonio Raio, ha effettuato un sopralluogo in zona riscontrando l’avvenuta cancellazione delle scritte.
«È il segnale che le cose possono cambiare se c’è la partecipazione attiva della parte sana della città che decide di dire No alla legge della violenza e dell’arroganza dei clan». È il commento di Borrelli.
«C’è voluta purtroppo un'altra vittima innocente per giungere a tutto questo, nonostante dicessimo da tempo che andavano prese le distanze da una famiglia legata ai clan di camorra, quello degli Elia, che era pericolosa per tutti. - prosegue - Ogni volta che un simbolo della criminalità viene cancellato nasce una speranza concreta di tornare ad una normalità fatta di rispetto delle regole, solidarietà, riscatto sociale per chi riesce a liberarsi dall’oppressione dei clan».
«Continueremo nella nostra battaglia per cancellare tutti i simboli della camorra dal territorio, murales, altarini, striscioni per riaffermare la legalità e restituire ai cittadini la loro libertà e porterò avanti in Parlamento la mia proposta di legge per sanzionare l’apologia della cultura mafiosa dei clan in tutte le sue forme» conclude Borrelli.
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