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L'inchiesta

«Porta i soldi o faccio saltare tutto in aria»

Il racket sullo spaccio ricostruito grazie alle “cimici”, tra gli indagati c’era il defunto Antonio Gaetano

«Porta i soldi o faccio saltare tutto in aria»

NAPOLI. L’inchiesta sul clan Marsicano (definito nelle mappe di camorra Calone-Esposito-Marsicano) ha fatto luce su due estorsioni particolari: quelle ad altrettanti gestori di piazze di spaccio a Pianura, anch’essi destinatari di misura cautelare proprio grazie all’indagine sul gruppo malavitoso.

Gli investigatori della Squadra mobile della questura di Napoli sono risaliti ai presunti responsabili e alle vittime, Salvatore D’Anna “’o visionario” e Vitale Luongo “’o nirone”, attraverso le intercettazioni ambientali e telefoniche.

In una in particolare si sente Emanuele Marsicano , detenuto nel carcere di Tolmazzo, minacciare in maniera più che esplicita D’Anna: «L’imbasciata di 22 e 5 (intendendo 22mila euro e 500 secondo la procura, ndr); chiama mo mmò a sto parente tuo e fagli portare i soldi di…a casa mia! Vero faccio…faccio saltare tutte le cose in aria, ti ho avvisato fratè! Adda murì mammà stai apparato. Prega la madonna che non esco da qui dentro; …ti faccio saltare tutta la casa in aria».

Per il reato è indagato solo Marsicano. Un’altra contestazione, che vede come vittima sempre D’Anna, riguarda quasi l’intero gruppo: Marsicano, Francesco Marfella, Rosario Iorio e Christian Titas con i quali avrebbe agito Antonio Gaetano (per il quale ovviamente non si procede in quanto la morte estingue il reato).

Secondo gli inquirenti il clan avrebbe costretto il presunto trafficante di droga a corrispondere settimanalmente 2 o 3mila euro come “pizzo” per poter tenere aperta la piazza di spaccio. Per l’estorsione a Vitale Luongo sarebbe cambiata leggermente la formazione. Ne dovranno rispondere infatti Francesco Marfella, Carlo Pulicati e Christian Titas.

In questo caso la somma richiesta alla vittima sarebbe stata 400 euro settimana. In caso contrario, nella ricostruzione degli investigatori, il traffico di sostanza stupefacente si sarebbe interrotto: questa la minaccia, cui sarebbe seguito il pagamento per evitare la ritorsione. Inizialmente nell’indagine era coinvolto pure Antonio Gaetano.

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