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L'inchiesta
26 Novembre 2024 - 09:00
Antonio Gaetano
NAPOLI. «Hanno sparato a “Biscotto"…5 botte…hai capito Marfe?». Era passato pochissimo tempo dall’agguato ad Antonio Gaetano quando un uomo ancora non identificato chiamò Francesco Marfella per comunicargli l’accaduto.
Subito si mise in moto il clan e poco dopo la mezzanotte gli amici del giovane reggente del gruppo, cugino del capo detenuto Emanuele Marsicano, stavano già organizzandosi per la vendetta nei confronti di Patrizio Cuffaro detto “Scantinato”, legato ai nemici Carillo-Perfetto.
«Se non troviamo lui, avviamo (cominciamo, ndr) a buttare a terra il padre o le cosce alla madre». Propositi fortunatamente non mantenuti per una serie di circostanze, anche se gli investigatori ritengono che ci fu una ritorsione sotto forma di stesa.
Il gruppo Marsicano seppe dal misterioso informatore di Francesco Marfella che l’agguato alle Case rosse ai danni di Antonio Gaetano era stato compiuto da due uomini a volto scoperto: «Scantinato» guidava il mezzo, ma a sparare è stato quello dietro, un vecchietto; ma non un vecchio ».
Il testimone, persona della quale evidentemente Marfella si fidava, potrebbe aver addirittura assistito al ferimento di «Biscotto»: «hanno mirato per uccidere». In ogni caso la vittima fu rassicurata, una volta tornata a casa rifiutando il ricovero, che sarebbe stato vendicato. «Compà, stiamo organizzando come dobbiamo fare. Sati letto e non ti preoccupare che le soddisfazioni te le leviamo noi, o frat’».
Francesco Marfella e Luca Battista si interrogavano pure sul movente degli spari a «Biscotto», arrivando alla conclusione che Patrizio Cuffaro aveva un conto da regolare con Antonio Gaetano perché quest’ultimo aveva dato un calcio in petto al padre di «Scantinato».
Perciò l’indagato (da ritenere innocente fino a eventuale condanna definitiva) aveva agito a volto scoperto, circostanza notata da Marfella che così si esprimeva: «avviamo a buttare il padre a terra. Avviamo a smontare le cosce al padre, bum., bum., bum. La mamma…bum, l’amma stutà e contatori!».
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