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27 Novembre 2024 - 08:33
NAPOLI. Scavi di Pompei a numero chiuso, biglietti personalizzati per non oltre 20mila ingressi al giorno. Per Napoli si parla invece di ticketing per l’accesso al centro storico attraverso la prenotazione obbligatoria della struttura ricettiva.
Se per il sito vesuviano - dopo un’estate da primato con un afflusso di visitatori superiore a 4 milioni il limite giornaliero - il provvedimento è dovuto a contenere la pressione sugli Scavi, che rappresenta un rischio sia per i visitatori in caso di terremoto sia per il patrimonio storico unico e fragile, come ha affermato il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel - il ticket per l’ingresso nell’area Unesco a Napoli dovrebbe servire a spalmare il sovraffollamento di visitatori, seppure concentrato in alcuni periodi dell’anno.
Un provvedimento causato dalla maggiore concentrazione di visitatori in alcuni luoghi per non arrecare disagi non solo ai residenti ma anche all’ambiente circostante: primo fra tutti il carovita, gli affitti elevati a danno degli studenti per la trasformazione di appartamenti in b&b, e la sopravvivenza di alcune attività.
«Il rischio è trasformare la città di Napoli in una sorta di Luna Park», come si è espresso di recente l’assessore regionale al Turismo, Felice Casucci. Il turismo a Napoli è in costante crescita. Secondo l’Osservatorio sul Turismo nello scorso mese di luglio la città ha registrato infatti 1milione e 226mila presenze di visitatori incrementando del 20% il dato 2023. Ma non si è trattato di un turismo di qualità. Sui provvedimenti per contenere l’overtourism non tutti sono d’accordo.
«Il numero chiuso non è la soluzione. Meglio far pagare un ticket per visitare dei luoghi simbolo delle bellezze del Paese», ha affermato la ministra del Turismo, Daniela Santachè, al recente Forum internazionale sul Turismo di Firenze con la partecipazione dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni, delle Province, l’Enit e le associazioni e federazioni del settore turistico.
«Mi hanno attaccato perché ho detto che l’overtourism è una bestemmia, ma non si può avere un turismo solo per qualcuno, creando discriminazioni. Mettiamo a patrimonio invece le nostre bellezze naturalistiche e culturali. Far pagare un biglietto è utile proprio per la gestione dei flussi, potendo decidere quante persone possono entrare in un sito in un'ora o in un giorno».
La sfida chiave secondo la ministra è la destagionalizzazione, aumentando l’offerta tutto l’anno, realizzando più infrastrutture per raccontare meglio le parti più nascoste del nostro Paese. «Abbiamo bisogno di mettere a rete tutti i turismi, i convegni, il turismo congressuale, il benessere, il turismo lento, il turismo open air, le fiere, questa è al chiave della destagionalizzazione».
Un accordo, o meglio un Patto per il Turismo, quello siglato a Firenze, articolato in dieci punti strategici (Centralità, Accessibilità, Formazione, Sostenibilità, Intelligenza Artificiale, Pianificazione e Sviluppo, Qualità, Governance, Accelerazione, Processi, Unicità) con l'obiettivo di promuovere azioni condivise per un turismo di qualità fonte di crescita economica per tutte le comunità coinvolte.
«È un patto che ci dà la direzione e la visione - ha dichiarato il ministro Santanchè - di una programmazione e gestione. È quindi è un patto che mette insieme quelle che sono le future strategie per i prossimi tre anni per fare crescere questo comparto molto importante per il Paese. Basta parlare di overtourism, dunque, impariamo a gestire i flussi di un settore che impatta per il 18% sul Pil».
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