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Camorra
27 Novembre 2024 - 08:45
Salvatore D’Amico, alias “’o pirata”
NAPOLI. Scacco all’impero del ras-imprenditore. Beni per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro sono stati sequestrati ieri dalla polizia di Stato a Salvatore D’Amico, soprannominato “’o pirata”, elemento di spicco della camorra di San Giovanni a Teduccio.
Il decreto emesso dal giudice riguarda alcune abitazioni situate nel quartiere orientale di Napoli, rapporti finanziari e società per il commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti petroliferi e lubrificanti.
D’Amico al vertice dell’omonimo clan, alleato dei Mazzarella, con base nel rione Villa del quartiere San Giovanni a Teduccio, è stato già condannato per una serie di reati commessi della zona est di Napoli: estorsioni, rapine, usura, danneggiamenti, minacce ai danni di imprenditori, commercianti, liberi professionisti e comuni cittadini e traffico di droga.
Il controllo del crimine in quell’area della città - è emerso dalle indagini - è riconducibile ad accordi con altri clan, in particolare con il clan Mazzarella e le sue propaggini come il gruppo malavitoso dei Luongo, di San Giorgio a Cremano, e anche alla contrapposizione armata con i rivali dei Rinaldi e dei Reale con base nel rione Pazzigno.
Attraverso gli accertamenti patrimoniali degli agenti della sezione Misure di prevenzione patrimoniali della Divisione polizia anticrimine della questura di Napoli, sono stati posti i sigilli a beni nella disponibilità di D’Amico formalmente intestati ai suoi familiari e altri prestanome. L’ultima indagini da cui era emersa la “vocazione” imprenditoriale del ras D’Amico risaliva appena a luglio scorso, quando il ras è stato nuovamente arrestato insieme ad altre 17 persone.
L’attività della Dia è stata avviata nel 2018 e ha consentito di accertare l’esistenza di due associazioni per delinquere che, attraverso una strategia di sommersione, riciclavano ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali operanti in vari campi come la cinematografia, l’edilizia, la logistica, il commercio di auto e di idrocarburi. Un contesto nel quale sono state costituite numerose società fittizie per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito, tra gli altri, da imprenditori e da liberi professionisti.
Al vertice della prima associazione ci sarebbero Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti, e Pasquale Lombardi, insieme ad altri soggetti di spicco della criminalità organizzata napoletana come Salvatore D’Amico “’o pirata” e il figlio Umberto e Umberto Luongo.
Avvalendosi della partecipazione di numerosi soggetti appartenenti agli ambienti della criminalità autoctona romana e camorristica, avrebbero creato una complessa rete di società cartiere intestate a prestanome attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro proveniente dai clan campani.
Da citare anche la figura del produttore cinematografico Daniele Muscariello, nella veste di fiduciario dei clan, e del manager musicale Angelo Calculli. Ma adesso l’impero economico del ras sembra sempre più in bilico.
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