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I conti in tasca
05 Dicembre 2024 - 08:47
NAPOLI. Natale, quanto mi costi quest’anno? Il carovita galoppante spingerà gli italiani a stringere la cinghia anche a Natale. Aumentano le spese obbligate sostenute mensilmente dalle famiglie per l’acquisto di cibo, carburante e bollette al netto del fitto dell’abitazione. Nel 2023 hanno raggiunto il 56% della spesa totale, quest’anno la percentuale è di poco più alta.
A Napoli l’anno scorso la spesa per cibo, trasporti e casa ha toccato il 63,4% del totale (1.087 euro), le spese complementari 700 euro al mese (abbigliamento, articoli per la casa, cura della persona, servizi sanitari e ristorazione). La spesa totale delle famiglie si è attestata a 1.727 euro al mese. Non è però da escludere che, secondo Cgia di Mestre, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la metà della spesa totale delle famiglie, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata rispetto a quanto avvenuto nel 2023.
L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Italia la spesa per i regali da mettere sotto l’albero è stata pari a poco più di 11 miliardi di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro (-9 per cento). Le ragioni di questa contrazione vanno ricercate nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficoltà economiche avvertite negli ultimi mesi, e dal fatto che sempre più persone hanno anticipato l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday.
A soffrire maggiormente il calo dei consumi sono gli artigiani e i piccoli commercianti di vicinato che vivono prevalentemente dei consumi delle famiglie, in particolare di quelle che risiedono nelle aree in cui sono ubicate fisicamente queste piccole realtà imprenditoriali. Se gli acquisti diminuiscono e la maggior parte di essi è destinata a “coprire” le spese “obbligate”, è evidente che anche i fatturati delle piccole realtà artigianali e commerciali ne risentono negativamente.
La crisi che ha interessato tantissime botteghe artigiane e altrettanti negozi di vicinato è sicuramente ascrivibile alle tasse, ai costi elevati degli affitti, alla concorrenza molto aggressiva praticata dalla grande distribuzione e alla forte espansione del commercio online, ma, soprattutto, dal calo dei consumi e dall’aumento dell’inflazione che, purtroppo, negli ultimi dieci anni ha riguardato le famiglie economicamente più fragili e quelle che costituiscono il cosiddetto ceto medio.
I rincari maggiori riguarderanno i prezzi dei beni di prima necessità, come pasta, olio, riso, farina e pane, con incrementi che saliranno fino all’84% rispetto a dieci anni fa. Ma secondo Facile.it e le stime di Consumerismo no Profit a queste spese vanno aggiunte quelle per addobbare l’albero e le vacanze tra Natale e Capodanno e le spese di viaggio per chi si muoverà in automobile e in treno. In questo caso, l’incremento delle spese può arrivare al 300%.
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