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la sentenza
06 Dicembre 2024 - 09:21
NAPOLI. Un crescendo rossiniano di litigi violenti, poi l’epilogo tragico: il 10 luglio 2021 una coltellata spaccò il cuore di Alessandro Cristian Amato in un bar di via Pisciarelli ad Agnano. E a sferrargliela sarebbe stato il cognato Ciro Iovino, unico imputato per il quale ieri la Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha confermato l’ergastolo per l’omicidio e il tentato omicidio della moglie della vittima. Inutile si è rivelata la strategia difensiva: il procuratore generale prima e i giudice successivamente non hanno creduto alla tesi della legittima difesa.
Ciro Iovino, che non è legato alla criminalità, ha provato ad alleggerire la propria posizione sostenendo di essersi limitato a difendersi da un agguato teso ai suoi danni dalla vittima. Una versione dei fatti che non ha per nulla convinto il pg, che infatti nell’udienza di ottobre aveva chiesto la conferma del carcere a vita. Già in primo grado l’imputato aveva provato ad arrampicarsi su un’impervia strategia difensiva. Sostene infatti di non essersi presentato sulla scena del crimine con un coltello e di averlo impugnato solo dopo averlo strappato dalle mani del congiunto che stava provando a ferirlo. Insistette poi su una feroce aggressione perpetrata da 10 malavitosi della zona (indicati come vicini al clan Esposito di Bagnoli) e di essersi soltanto difeso.
Le indagini l’hanno però sconfessato. la lama proveniva da un set trovato dagli inquirenti nella sua abitazione e le telecamere del locale non hanno inquadrato alcun commando pronto a compiere una spedizione punitiva. Cosicché già a maggio 2023 Ciro Iovino era stato condannato alla pena dell’ergastolo. Una sentenza, così come quella di secondo grado, che ha premiato il lavoro portato avanti dagli avvocati di parte civile (i penalisti Antonio Abet e Antonio Liguori per i genitori e i fratelli della vittima, Sergio Cola per la moglie), i quali fin dalle primissime udienze avevano contestato la tesi della legittima difesa.
L’escalation di tensioni che portò al delitto del 10 luglio 2021 è stata inarrestabile, tanto che all’inizio della settimana precedente, all’apice dell’ennesima discussione, il suocero di Alessandro Cristian Amato, nonché titolare della caffetteria in cui è poi avvenuto il delitto, dopo aver litigato con il fratello Ciro venne colto da un infarto che gli provocò la morte. L’ultimo atto della terribile vicenda andò così in scena quando in via Pisciarelli, davanti al bar di famiglia, ci fu la tragica discussione finale. I toni si accesero, saltò fuori un coltello e alla fine la conta della vittime fu pesante: Alessandro Cristian Amato, centrato da un fendente al cuore, morì dissanguato in pochi minuti. Rimasero feriti la moglie Immacolata Iovino, Nadia Iovino, Mafalda Panico. Ciro Iovino, allora 63enne, fu fermato poche ore dopo l’accaduto.
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