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12 Dicembre 2024 - 09:30
NAPOLI. «Edilizia, finanza e frodi fiscali sono i settori in cui investe maggiormente la camorra. La conferma arriva anche dai numerosi accessi ai cantieri del Pnrr che la Dia ha effettuato su delega del Prefetto di Napoli, Michele di Bari». A confermarlo è Claudio De Salvo, capocentro della Dia di Napoli, nel corso della presentazione del Calendario 2025 dedicato al tema "Follow the Money", i flussi finanziario sfruttati dalle mafie, partendo dalle parole di Giovanni Falcone e con le dediche a Boris Giuliano e Giorgio Ambrosoli.
Dalle indagini emerge «la presenza di esponenti della criminalità nella rete economica» legale. Altro settore su cui, in particolare a Napoli, le mafie stanno dirottando il riciclaggio del senato sporco è il turismo. «Anche in questo settore c'è stata è stato sottolineato da De Salvo una reazione dello Stato con controlli capillari». Individuare i nuovi canali finanziari utilizzati dalla criminalità organizzata, che hanno ormai sostituito quelli tradizionali, per contrastare i flussi illeciti di denaro, anche grazie al rafforzamento della cooperazione tra gli organi investigativi, è tra le priorità nelle attività condotte dalla Dia. De Salvo batte su questo punto.
«Le recenti acquisizioni giudiziarie spiega ci raccontano dei rapporti transnazionali, che sono ormai l'humus fondamentale dello sviluppo delle realtà mafiose, con tutto quello che significa in termini di scambio. Oggi il denaro non passa più neanche per i canali finanziari e bancari tradizionali». Giovanni Falcone diceva che le mafie «saranno sempre una lunghezza davanti a noi», ricorda De Salvo. «Noi dobbiamo colmare questa lunghezza prosegue attrezzandoci anche per contrastare i flussi finanziari illeciti, che camminano su strade non note o non facilmente individuabili».
Insomma, anche a Napoli e in Campania, i clan stanno cambiando pelle. C’è una mafia che non spara. Il fenomeno descritto negli ultimi anni, nelle inchieste dalla Sicilia alla Lombardia. Oppure spara meno. La media è di 10-15 omicidi all’anno, per i clan campani. Una distanza siderale, dalla mattanza degli anni ‘80. Ma anche rispetto a pochi anni fa. Più corruzione, meno agguati. Non è più attuale, insomma, raffigurare il mafioso come un uomo con la coppola, armato di lupara: sarebbe più appropriato ed efficace invece descriverlo come un uomo in giacca e cravatta.
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