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I verbali
17 Dicembre 2024 - 09:13
Nei riquadri il neo pentito Domenico Di Napoli e il ras detenuto Massimiliano Santagata
NAPOLI. Domenico Di Napoli, con l’inizio della collaborazione con la giustizia, ha permesso agli investigatori di trovare e sequestrare due pistole: quella utilizzata dal 16enne P. per uccidere Gennaro Ramondino e un’altra che, a detta del pentito, era a disposizione del minorenne e di “Genny”. I quali erano amici e si conoscevano fin da piccoli, circostanza che rende ancora misterioso lo scatto d’ira dell’assassino reo confesso al punto da armarsi e sparare a raffica. Certo, il movente starebbe nella volontà del 20enne di Fuorigrotta di mettersi a vendere droga per conto suo, ma qualcuno avanza dei dubbi.
Comunque, le dichiarazioni di Domenico Di Napoli hanno fatto luce su tutte le fasi del delitto, compreso il successivo trasporto del cadavere con incendio del corpo e delle due autovetture servite agli spostamenti: una Panda e una Toyota, chiesta in prestito da “Mimmo” a un conoscente ignaro di tutto. «Nella Panda - ha messo a verbale il pentito - c’erano solo stracci e panni con cui avevamo pulito lo scantinato mentre nella Toyota ci stavano i miei vestiti e precisamente: una maglietta nera Nike Jordan, un pantaloncino nero marca Nike e scarpe Nike Jordan bianche e nere».
Sulla seconda pistola il neo collaboratore di giustizia ha aggiunto: «Sono in possesso di un’altra arma modello 7,65, che appartiene sempre alla piazza di spaccio e posso dirvi che si trova nascosta in una botola di un seminterrato nel primo palazzo adiacente alla mia abitazione, precisamente a sinistra entrando da via Napoli, dove in passato ci sono stati altri rinvenimenti da parte della polizia. Questa pistola era a disposizione di Ramondino e P. ed era stata lasciata da Massimiliano Santagata».
Dopo l’omicidio, per il quale il minorenne è l’unico indagato, tutte le persone coinvolte si allontanarono da Pianura. Di Napoli, come lui stesso ha raccontato al pm della Dda che coordina l’inchiesta, andò con la famiglia a Vietri sul Mare per due giorni trascorsi in albergo. «Gli altri non li ho più visti, ma mi sono sentito a telefono e so che Paolo Equabile, Nunzio Rizzo erano insieme nel monolocale in cui temporaneamente abitavano».
Le indagini sul clamoroso delitto bsono state compiute dai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso). Gli investigatori in due mesi hanno fatto terra bruciata intorno agli indagati, partendo dalla testimonianza del proprietario di una Toyota, utilizzata dal gruppetto per recarsi nelle campagne e cancellare ogni traccia del delitto.
L’uomo ha raccontato di aver prestato l’auto a Domenico Di Napoli e di aver notato, quando gli fu restituita, che c’era odore di benzina. Alla domanda come mai, l’amico gli aveva risposto in modo vago. «Avevo sentito delle voci su una sparatoria e dissi a Mimmo che non volevo essere coinvolto. Lui mi rispose: dammi la macchina e me la vedo io. Il giorno dopo mi riportò le chiavi, raccomandandomi di fare denuncia di furto».
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