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Colpo al clan Amato-Pagano, Gratteri: «Minori addestrati, partecipano alle estorsioni»

Il procuratore: gli affiliati sfoggiavano ricchezze sui social

Colpo al clan Amato-Pagano, Gratteri: «Minori addestrati, partecipano alle estorsioni»

Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri

Gli affiliati al clan Amato-Pagano facevano «un uso costante e sistematico di TikTok e Instagram» dove mostravano «orologi d'oro, macchine di lusso, per esternare il proprio potere e per apparire». Lo ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, illustrando i risultati del blitz anticamorra condotto dalla Dia contro il clan di camorra della zona nord di Napoli.

Gli affiliati di vertice percepivano stipendi da «8mila euro al mese» e sfruttavano i social per mostrarsi come «soggetti "vincenti" e per farsi pubblicità. Un elemento nuovo, perché la camorra è la prima mafia in Italia ad utilizzare i social. Nel mondo, prima ancora erano stati i messicani».

Questo perché «le mafie si rivolgono ai giovani. Come le aziende che utilizzano Tiktok e Instagram, anche la camorra lo fa».

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Nel corso delle indagini - hanno spiegato il capo della Dia Michele Carbone e il capocentro di Napoli Claudio De Salvo - sono state registrate vere e proprie «sfilate con auto di lusso» tra cui Ferrari e Lamborghini. Ma anche feste sugli yacht, ostentazione della ricchezza con orologi di pregio. 

ADDESTRAMENTO DEI MINORI

Il clan Amato-Pagano è «un'organizzazione "antica", che puntava al controllo del territorio e alle estorsioni. Ma la modernità era rappresentata dai minori da portare durante la commissione dei reati, per addestrarli, partecipando alle estorsioni» ha precisato Gratteri.

«Mentre facevano estorsione, spiegavano ai minori come chiedere i soldi» ha aggiunto Gratteri. «Il gesto del controllo del territorio andava insegnato ai minorenni» secondo il capo della Procura di Napoli. La cosa che ha impressionato «è il ruolo prominente delle donne». Come Rosaria Pagano, reggente al 41bis, che avrebbe ruolo un ruolo importante.

BONUS EDILIZI

Il pizzo veniva imposto anche ai cantieri che beneficiavano regolarmente dei bonus edilizi. Non solo la classica associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni, come spiegato dal generale Michele Carbone, direttore della Dia, ma anche reati fine come ricettazione, riciclaggio, reimpiego dei proventi illeciti, trasferimento fraudolento dei valori.

Controllate le aste giudiziarie per immobili del territorio di riferimento e la compravendita di immobili, ma anche le autorizzazioni ad occupare abusivamente le case sfitte nei rioni popolari. E, addirittura, il pizzo veniva imposto anche ad un imbianchino per un lavoro privato. Imposto anche l'acquisto a prezzi esorbitanti di gadget.

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