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Streaming illegale
18 Dicembre 2024 - 10:45
Promuovevano sul web e sui social network una Iptv illegale, utilizzata per trasmettere palinsesti, serie televisive e altri contenuti d'intrattenimento delle principali piattaforme di streaming. Tre persone sono state raggiunte da una misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli ed eseguita dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Napoli, in collaborazione con il Nucleo speciale tutela privacy e Frodi tecnologiche di Roma. Uno dei tre indagati, considerato il capo e promotore del business, risulta coinvolto - in altro procedimento - nella commercializzazione di video e foto pedopornografici. I tre indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere diretta a realizzare plurimi delitti in materia di diritto d'autore e di reinvestimento dei relativi proventi illeciti. Il promotore del business e' stato raggiunto da misura cautelare in carcere, mentre gli altri due indagati - che avrebbero avuto il compito di procacciare la clientela - sono stati raggiunti dall'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
Identificati anche diversi clienti del circuito illegale: a loro saranno irrogate sanzioni amministrative comprese tra 150 e cinquemila euro. Complessivamente, sono stati identificati oltre seimila utenti privati che avrebbero fatto accesso ai contenuti multimediali non autorizzati attraverso 46 siti web, di cui 19 inibiti nel corso delle indagini e 27 oggetto di sequestro in data odierna. Tra questi ultimi, figura anche il "sito madre", ossia il link che, mediante un complesso sistema di re-indirizzamento, portava gli utenti ad un nuovo indirizzo web allorquando la pagina originale non era piu' esistente in rete. Nel primo periodo di operativita' del sodalizio, il prezzo degli abbonamenti, variabile tra 10 euro mensili e 80 euro annuali, veniva pagato in contanti o mediante accrediti su conti italiani ed esteri. Successivamente, circa duemila utenti avrebbero eseguito pagamenti in criptovaluta confluiti su 64 wallet digitali, oggetto anch'essi di congelamento. La Iptv "pirata" avrebbe generato un giro di affari ammontante, in soli quattro anni, a oltre 850 mila euro. Il principale indagato - che non ha mai presentato la dichiarazione dei redditi - avrebbe utilizzato la Iptv anche per diffondere canali per adulti.
Inoltre, nel corso della perquisizione eseguita nella sua abitazione, sono stati rinvenuti circa 1.600 file pedopornografici che venivano commercializzati su piu' gruppi WhatsApp utilizzando un apposito listino prezzi e un conto dedicato. Per ricercare e categorizzare tali file e' stata adottata un'innovativa attivita' di analisi forense consistita nel confrontare le tracce informatiche presenti sui filmati dei minori con i codici hash che, in ambito internazionale, erano risultati gia' classificati quale materiale pedopornografico. Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate, inoltre, una sala server abusiva e moderni apparati informatici in grado di generare valute virtuali, nonche' sostanza stupefacente derivata dalla cannabis che il principale indagato era solito produrre all'interno di una serra indoor (attrezzata con irrogatore, luci e termostato), ubicata negli stessi locali adibiti a centrale della "Iptv". Le indagini sono state coordinate dalla sezione di Criminalita' economica della procura della Repubblica di Napoli.
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