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Il processo
19 Dicembre 2024 - 09:19
Spaccio di droga tra Marano e l’hinterland flegreo, in particolare nel Giuglianese, la procura lancia l’affondo e per la rete di narcotrafficanti azzerata l’estate scorsa invoca diciotto condanne per un ammontare di quasi due secoli di carcere. A rischiare grosso è soprattutto il presunto capo della gang, per il quale sono stati chiesti venti anni di reclusione, ma pene severe sono state richieste anche per i partecipi. Con la requisitoria tenuta ieri mattina dal pubblico ministero della Dda Visone entra dunque nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato innanzi al gip Logozzo. Queste nel dettaglio le condanne richieste dalla procura: Gennaro Carbone, 9 anni e 4 mesi; Pasquale Carbone, 9 anni; Aurelio Castellano, 6 anni e 6 mesi; Sandrino Castellano, 4 anni e 6 mesi; Luigi Cesaro, 12 anni; Gennaro Corrado, 12 anni; Pasquale Corrado, 4 anni e 6 mesi; Maurizio Esposito, 10 anni; Luca Gargiulo, 9 anni e 4 mesi; Gaetano Marrandino, 10 anni e 6 mesi; Giovanni Montagna, 10 anni e 6 mesi; Antonio Pinto, 9 anni e 4 mesi; Mirko Russo, 9 anni e 4 mesi; Marco Sarnataro, 10 anni e 6 mesi; Michele Tessier, 10 anni e 4 mesi; Marcello Tipaldi, 20 anni; Diego Vallozzi, 10 anni; Aniello Zampella, 10 anni. Toccherà nelle prossime udienze al collegio difensivo (avvocati Luigi Poziello, Annalisa Senese, Mauro Zollo, Luca Gilli e Dario Cuomo) provare ad aprire una breccia in quadro indiziario rivelatosi, almeno fino ad oggi, quantomai granitico. Le indagini erano partite nel 2019 e l’arresto degli spacciatori, tutti accusati di essere parte di un’organizzazione criminale, era già stato richiesto nel 2021 dalla procura partenopea. L’ordinanza di custodia cautelare, però, non era stata emessa dal giudice per le indagini preliminari dell’epoca né tantomeno - in una fase successiva al ricorso dei magistrati della Dda - dai giudici del Riesame. La procura, tuttavia, non si era data per vinta e, grazie al ricorso in Cassazione, quella vecchia ordinanza era stata ripristinata con un pronunciamento dello scorso 10 luglio. Aveva retto il teorema del vincolo associativo, non quello della finalità e del metodo mafioso prospettato in prima battuta dagli inquirenti. Gli imputati, secondo le ricostruzioni dei carabinieri, sarebbero, seppur indirettamente, collegati alle cosche locali. Dagli Orlando, dai Polverino e dai Nuvoletta si sarebbero riforniti e da loro avrebbero ottenuto il benestare per poter smerciare droga nel territorio, nelle piazze di spaccio, ma soprattutto attraverso il sistema dello spaccio itinerante e a domicilio. L’organizzazione, in particolare, era attiva a Marano e in altri comuni dell’hinterland flegreo, a Quarto e a Calvizzano, ed era in grado di distribuire hashish, cocaina e marijuana anche in diverse aree del Casertano. I pusher sarebbero stati poi regolarmente retribuiti attraverso il sistema delle cosiddette “mesate”. Un vero e proprio “sistema”, quello azzerato ad agosto scorso, che ora rischia quasi due secoli di carcere.
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