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Malanapoli
20 Dicembre 2024 - 09:19
Nei riquadri il presunto capo della gang di falsari Domenico Filadoro “’o cianacco”, Aldo Zaino e Giovanni Pistillo
Per anni avrebbero invaso le strade di Napoli con migliaia di banconote false. L’organizzazione di falsari con base a Porta Nolana era stata però azzerata ad aprile scorso grazie al maxi-blitz messo a segno dai carabinieri al termine di una delicata e impervia attività di indagine. Da allora la procura non ha perso tempo e, dichiarate concluse le indagini preliminari, ha ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per le quasi settanta persone finite sotto inchiesta. Ebbene, ieri mattina quaranta imputati, tra cui il presunto capo della holding Domenico Filadoro alias “’o cianacco”, hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto in caso di condanna. Toccherà nelle prossime udienze al collegio difensivo (avvocati Carlo Ercolino, Domenico Dello Iacono, Mario Bruno, Tiziana De Masi, Antonella Senatore, Antonio Iavarone, Andrea Fabozzo e Cesare Amodio) provare ad aprire uno squarcio nel mosaico indiziario fin qui composto dalla procura. La sentenza dovrebbe essere pronunciata il prossimo 27 febbraio. L’indagine condotta dal comando carabinieri Antifalsificazione monetaria aveva monitorato 24 ore su 24 l’attività del gruppo e degli “esterni” grazie a microspie e telecamere piazzate abilmente nel “basso” di vico Vetriera Vecchia 21 e in altri punti, tra cui un bar di piazza Garibaldi “sospetto”. Era emersa così la vendita di euro falsi in Italia e all’estero, organizzata e diretta da Domenico Filadoro “’o cianacco” con la stretta collaborazione di Luigi Castiello e Ciro Di Napoli detto “’o presidente”. Al primo era contestata anche l’aggravante camorristica per i rapporti con i Mazzarella e in particolare con il capozona del Mercato Ciro Mazzarella, del quale l’indagato parlava in termini positivi durante una conversazione intercettata e che faceva trasparire anche una certa preoccupazione per i rapporti da instaurare con il successore del capoclan arrestato tre giorni prima (a dicembre 2022). Inoltre, il compendio probatorio aveva goduto di un valore aggiunto costituito dalle acquisizioni dichiarative di un collaboratore di giustizia, Enrico Autiero, che già molti anni prima aveva fatto riferimento a una consorteria dedita alla vendita di “soldi falsi”. Lo scenario investigativo era stato anche arricchito da sequestri di valuta contraffatta, per un valore nominale complessivamente stimato in oltre 200.000 euro, nonché da sette arresti di acquirenti, tre dei quali cittadini francesi in procinto di rientrare in patria. Erano stati anche chiariti i compiti assegnati a ciascun appartenente al sodalizio: “capo promotore”, “organizzatori”, “custodi”, “corrieri” e “vedette” e finanche “addetto alle pulizie del basso terraneo”. La rivendita era aperta anche di domenica ed era possibile acquistare banconote da 100, da 50 e da 20 euro. Soldi che, a seconda del tipo di fabbricazione, venivano definiti “Maradona”, “Pelè” o “B&B”. Farlocchi, ma che avrebbero ingannato chiunque, almeno fino al blitz di aprile scorso.
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