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l'indagine
22 Dicembre 2024 - 09:17
NAPOLI. «Le aste immobiliari erano tutte sotto il controllo del clan». Una frase secca, pronunciata il 17 maggio 2023 dal pentito Salvatore Roselli detto “Frizione”, fa crollare il mito secondo cui il clan Amato-Pagano si occupa esclusivamente del traffico di sostanze stupefacenti a grandi livelli. Invece dall’indagine della Dia di Napoli, coordinata dalla Procura antimafia, vengono fuori i molteplici illeciti dell’organizzazione. Così come pure emerge l’assoluto controllo delle attività illecite a Melito, Mugnano e Arzano, comprese le estorsioni. È emblematico il caso di un imbianchino proprietario di un piccolo appartamento, al quale furono chiesti 3000 euro di “pizzo”.
«Dopo la mia scarcerazione ha messo a verbale Salvatore Roselli ho verificato che il settore delle aste di cui si occupa il clan, era gestito da tale “Peppe”, un tipo grasso che poi è dimagrito. Il gestore precedente era “Salvatore delle aste”, che fu allontanato da Marco Liguori. Tutte le aste venivano controllate dal clan, tant’è vero che un mio lontano parente aveva acquistato un negozio a Melito e Salvatore Chiariello lo convocò per chiedere di far pagare 10mila euro al mio familiare». Quando “Frizione” parla di aste controllate, secondo gli inquirenti si riferisce alle pressioni preventive esercitate su persone intenzione a parteciparvi. In maniera da favorire chi era “benedetto” dal gruppo camorristico, il quale aveva la strada più libera per aggiudicarsela. Il collaboratore di giustizia ha poi detto che “Salvatore delle aste” era presente nel clan dal 2007-2008. Poi ho saputo che era stato allontanato perché si era impossessato di soldi alle aste, ma senza dirlo al clan. La moglie di Carmine Pagano lo aveva difeso rispetto alla decisione di alcuni di colpirlo. In ogni caso, era stato richiamato più volte perché visto alle aste.
Chiariello, sempre molto attento, informava Marco Liguori, che tuttavia si limitava a rimproverarlo. Fino al mio ultimo arresto non ho più visto “Salvatore delle aste”, che non era stato riammesso all’interno del clan”. Fermo restando che le persone citate dai collaboratori di giustizia devono ritenersi estranei ai fatti narrati fino a prova contraria, nel corso dello stesso interrogatorio “Frizione” ha fatto riferimento all’organizzazione delle piazze di spaccio per conto degli AmatoPagano, precisando che ai Sette Palazzi l’attività era gestita da suo genero Ivan D’Amora e da Alessandro Grieco i quali incassavano i proventi e non ricevevano la “mesata”. «Il clan ha sostenuto Salvatore Roselli gestiva tutte le piazze di Melito rifornendo direttamente lo stupefacente da cedere e chi gestiva le vendite presentava il rendiconto ad Antonio Pompilio per l’hashish e a Fortunato Murolo per la cocaina. In caso di problemi, come ad esempio eventuali sequestri, i referenti di Melito (Giuseppe Siviero e “Topolino”) ne discutevano nel corso delle riunioni che si tenevano ogni giorno».
Sui pagamenti mensili agli affiliati il pentito ha sottolineato che quando qualcuno del clan veniva arrestato, «entrava nel libro paga delle “mesate», stabilite in base al ruolo rivestito Le “mesate” erano gestite da Fortunato Murolo che inviava le somme da distribuire ai responsabili locali, i quali a loro volta le affidavano agli incaricati finali, che le consegnavano”.
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