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malavita
22 Dicembre 2024 - 09:23
NAPOLI. «Sei tu Raffaele?». Così, nella ricostruzione dell’accusa, Emmanuele Marigliano si accertò che quel giovane di spalle fosse Raffaele Frenna e gli sparò da distanza ravvicinata in piazza Mercato il 15 novembre 2023. Una vendetta trasversale perché il bersaglio dell’agguato non aveva partecipato alla rissa della discoteca di Posillipo in cui era rimasto ferito un amico del “nano” delle Case Nuove, ras emergente di un gruppo che si è staccato dai Contini entrando in contrasto con Nicola Rullo e i suoi uomini dell’Arenaccia, collegati pure ai Quartieri Spagnoli. Una guerra tra giovani di malavita che si protrae da anni in mezza Napoli, indifferenti e probabilmente anche insofferenti alle possibilità di mediazioni proposte dai pregiudicati più grandi d’età con mentalità diversa.
Emerge uno spaccato di camorra inquietante dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare che l’altra mattina ha inferto un durissimo colpo al gruppo Marigliano (con sette indagati in carcere e due ricercati). Innanzitutto perché descrivono, grazie alle indagini della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura, l’attivismo frenetico di Emmanuele Marigliano, accusato in un colpo solo di tentato omicidio per il caso Frenna, di aver partecipato a una “stesa” ai Quartieri Spagnoli e di aver preso parte all’aggressione nel ristorante “Cala la pasta” ai turisti argentini. È difeso dall’avvocato Claudio Davino, che assiste anche Renato Siotto. Contro Emmanuele Marigliano (da ritenere innocente fino a eventuale condanna definitiva, così come tutti gli 11 indagati nell’inchiesta) per il tentato omicidio di Raffaele Frenna ti nella discoteca; le “stese” ai Quartieri Spagnoli riprese dalle telecamere, come risposta immediata al ferimento nel locale di Posillipo; l’intercettazione telefonica nella quale la madre di Raffaele Frenna, incensurato ed estraneo a contesti camorristici, metteva il ferimento del figlio in relazione alla rissa; la conversazione tra esponenti del clan Mazzarella in cui si parla del “nano” quale autore dell’agguato; le frasi di un congiunto di quest’ultimo ascoltate dagli investigatori a sua insaputa grazie a un’intercettazione; i contrasti tra il gruppo delle Case Nuove e Nicola Rullo con i sodali dei Quartieri Spagnoli.
La distanza ravvicinata tra il pistolero e la vittima; l’area del corpo colpita, vicina all’arteria femorale. Nel mirino della procura antimafia sono finiti i nove misure cautelari emesse ed eseguite l’altroieri: oltre a Emmanuele Marigliano: il fratello Giuseppe Marigliano, 38 anni; Antonio Sorrentino, 28; Luigi Avella, 27; Angelo Esposito, 25; Renato Siotto, 23; Ovalle Jessni Ortega, 25; Luigi Mascolino, 71 (cui è contestato un solo capo d’imputazione per aver ricevuto una pistola); Antonio Argentino, 31enne. Mancano all’appello Avella e Argentino, per ora irreperibili, mentre sono indagati a piede libero Mario Cervasio e Giuseppe Pio Avella. Tutti comunque, da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
I poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra Mobile della questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Luigi Vissicchio) sono partiti dalla lite in discoteca tra persone dei Quartieri Spagnoli e un gruppo di amici delle Case Nuove. Ci volle poco per passare da una parola alle frasi minacciose e infine al lancio di bottiglie in vetro.
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