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l'intervista

«Napoli guardi al futuro con speranza»

Il prefetto Michele di Bari: «Lavoro e dispersione scolastica, sfide da vincere»

«Napoli guardi al futuro con speranza»

Il prefetto di Napoli Michele di Bari

NAPOLI. Il prefetto di Napoli Michele di Bari traccia un bilancio della sua esperienza a Palazzo di Governo analizzando i pro e contro di un 2024 che sta per andare via. «Confesso che è stata un’esperienza straordinaria, di grande umanità, di grande attenzione, ma soprattutto per aver incontrato tante persone di una comunità splendida, straordinaria, che non smette mai di stupire per la fantasia, la genialità, la vivacità, l’umanità estrema, il cuore grande, il cuore che sa accogliere, la mente che sa ragionare. Ecco, Napoli è tutto questo e allora chi viene in questa città sa che lo fa con la prospettiva di avere al proprio fianco delle persone che aiutano anche a fare il proprio lavoro. E l’anno che sta passando, il 2024, è quello in cui Napoli davvero è migliorata, anche se c'è molto da fare. E chi ha a cuore la condizione futura di Napoli non può che lavorare alacremente».

Chi in particolare?

«Un po’ tutti quelli coinvolti. Partendo dalle tante municipalità che sono nella città metropolitana fino al Comune di Napoli, la Regione Campania, ma anche gli uffici pubblici, le forze di polizia, la magistratura, il terzo settore, la chiesa locale, le forze armate. Tutti hanno un pezzo di responsabilità che sanno esercitare con grande peculiarità, con grande intelligenza e anche con grande professionalità. Questo significa che i presupposti di Napoli sono ottimi per il futuro».

Dal suo punto di vista che anno è stato per Napoli, considerando il grave problema della violenza minorile e analizzando la tanto discussa classifica sulla qualità della vita che pone la città agli ultimissimi posti?

«Sulla sicurezza e sul controllo del territorio, Napoli ha guadagnato una posizione. Però certamente nessuno va via, perché non vive bene. Anzi, stiamo registrando un costante aumento di arrivo di turisti, il che significa che non alcuna remora a venire a visitare questa splendida città».

Nell’anno che sta per arrivare Napoli avrà una grande festa, che è quella del 2500esimo anno dalla nascita. Come si prepara?

«Tutti guardano a Napoli e alle sue progettualità. Però questo non significa stare seduti su una panchina e godere di tutto ciò che si è fatto. La classifica deve servirci anche a comprendere quali sono le défaillance che ha Napoli, perché possa crescere sempre di più».

E un esempio viene dal modello Caivano...

«Caivano sta diventando un esempio in cui il Governo ha lanciato una sfida che è stata raccolta e credo che, passo dopo passo, questa esperienza diventerà un modello grazie una serie di iniziative di carattere sociale, di ricerca e di istruzione. Le scuole stanno facendo a Caivano un lavoro egregio, come la chiesa locale che sta accompagnando questo processo con una direzione di marcia ben precisa».

Lei sta portando avanti da tempo una battaglia per la legalità, partendo da Scampia. Però c’è l’aspetto sociale che ancora penalizza questa realtà, vedi la mancanza di lavoro e la dispersione scolastica. Tutti elementi che come andranno affrontati in prospettiva?

«Abbiamo creato in Prefettura una serie di tavoli permanenti che vanno dalla dispersione scolastica alla disoccupazione. Il patto educativo con l’Arcidiocesi di Napoli in testa è uno dei punti fermi e ringrazio a tal proposito il neo-cardinale Domenico Battaglia. Sono tutte sfide che noi dobbiamo combattere, contrastare perché possano essere superate ogni giorno. Con il sindaco Manfredi stiamo facendo di Scampia un luogo in cui dopo 40 anni si è arrivati a una svolta. Ci sono progetti di qualificazione, c’è un tavolo permanente per la ricerca degli alloggi alternativi a chi esce da quelle Vele. C’è tutto un lavoro sotterraneo che sta dando buoni frutti».

Qual è il suo augurio alla città di Napoli?

«Guardare al futuro con speranza. La speranza non è una parola vuota, ma va alimentata con i nostri atti e con responsabilità. Sono tutti elementi che Napoli e la sua comunità conoscono molto bene. L’augurio più caro e sincero è che stiano tutti bene, innanzitutto in buona salute. Credo anche che Napoli debba guardare al proprio futuro non soltanto con speranza, ma con fiducia in sé stessa, perché come lo ha fatto in 2.500 anni, possa farlo per i prossimi secoli».

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