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28 Dicembre 2024 - 09:07
NAPOLI. Un patto di ferro con la mala maranese per invadere di cocaina e hashish le piazze di spaccio dell’area flegrea, di Secondigliano e dell’hinterland nord di Napoli. Salvatore Roselli, ex capozona dei Sette Palazzi per il clan degli Scissionisti, è sempre più un fiume in piena e con le sue dichiarazioni ha contribuito in modo determinante allo sviluppo dell’inchiesta che pochi giorni fa, con l’esecuzione di oltre cinquanta arresti, ha messo alle corte gli Amato-Pagano. Sul punto, l’ex ras ha fornito importanti delucidazioni sulle nuove tratte della droga e sulle alleanze che la cosca fondata da Raffaele Amato e Cesare Pagano avrebbe intessuto.
È il 25 luglio 2023 quando Roselli rende un lungo e circostanziato interrogatorio agli inquirenti della Dda di Napoli. Dalla lettura dello stralcio del verbale, che nell’ordinanza non è stato riportato per esteso, si scopre dunque che «quando era stato arrestato nel settembre 2020 era uno dei vertici del clan, si definiva vice-campo, alle dirette dipendenze di Marco Liguori e si occupava dei rapporti con gli altri clan e in particolare con i maranesi rappresentati da Francesco Lubrano per il traffico di stupefacenti». Un accordo tra clan, grazie al quale «gli Amato-Pagano rifornivano di cocaina la cosca di Marano e quest’ultima li riforniva di hashish».
Roselli ha poi messo nero su bianco di «aver partecipato con Antonio Pompilio, Fortunato Murolo e Raffaele Teatro all’acquisto di una partita di hashish che però fu sequestrata nei pressi di Malaga». Altre, pesanti accuse sono state lanciate poi dal neo collaboratore di giustizia Errico D’Ambrosio, che si occupava del traffico di droga «rifornendo di partire clan diversi e da ultimo, dopo la sua scarcerazione, era stato raccomandato dalla famiglia Molè al clan Amao-Pagano, con il quale ha collaborato, sia pure non in via esclusiva, dal settembre 2021 alla primavera 2023».
Anche in questo caso è stata rivelata una fittissima rete di rapporti e “collaborazioni”. Nell’interrogatorio del 26 gennaio 2024 D’Ambrosio ha infatti affermato «di aver conosciuto esponenti del gruppo Della Monica mentre era a Melito da Antonio Pompilio. I Della Monica (Vincenzo Della Monica detto “Just” e Michele Nacca detto “Kocker”) sono definiti il gruppo Dubai, avendo come fornitori esclusivi Raffaele Imperiale e Bruno Carbone.
Imperiale aveva creato un rapporto stabile con il clan Amato-Pagano e quindi in caso di problemi (recupero crediti, contrasti) i suoi clienti si potevano rivolgere direttamente ad Antonio Pompilio detto “il cafone”». Il pentito ha poi riferito dei «canali di approvvigionamento di Pompilio in Spagna e in particolare a Malaga, dove personalmente si recò a trattare con “Ciack”, un arabo legato a Pompilio, una partita di cocaina boliviana da 45 chili. Il suo compito consisteva nel recarsi in Spagna a controllare la qualità della merce e quindi, se era buona, Pompilio ritornava in Spagna e collocava il Gps nel carico, occupandosi personalmente del trasporto che avveniva su gomma».
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