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Secondigliano
29 Dicembre 2024 - 16:48
Le indagini sul caso sono condotte dalla polizia; nel riquadro il momento in cui l’attentatore ha appiccato il fuoco al locale
NAPOLI. La telecamera inquadra la scena per intero. Nonostante la poca luce, ciò che accade è purtroppo chiarissimo: un uomo, con il volto in parte nascosto da un berretto, si avvicina alla saracinesca, accende un innesco e in pochi istanti dà via all’ennesima intimidazione che sembra portare la firma del racket.
È stata una notte a dir poco difficile, quella tra giovedì e venerdì, nel quartiere Secondigliano. A finire nel mirino la rivendita di biglietti “Tikketteria” che, come riferito dal sito “Internapoli”, ha subito il danneggiamento dell’ingresso. Sull’accaduto indaga adesso la polizia di Stato che, interrogata la titolare dell’attività, ha subito fatto scattare i primi accertamenti.
La strada in cui si è consumato l’attentato, via Giovanni Diacono, si trova a due passi dal rione Berlingieri, una delle storiche roccaforti del clan della Vanella Grassi, gruppo criminale in perenne espansione nonostante le decine di arresti subiti negli ultimi anni. E proprio l’intimidazione di due notti fa potrebbe essere maturata nell’ambito di questa strategia.
A giugno scorso era stato infatti arrestato Lugi Carella, detto “Giggino ’a gallina”, fedelissimo della capoclan Maria Licciardi, attualmente detenuta al 41 bis. Proprio la cattura di Carella, arrestato per mafia e racket, potrebbe aver innescato un vuoto di potere nel quale gli uomini della Vanella Grassi sembrano avere tutta l’intensione di insediarsi.
Da qui il possibile movente del raid di via Diacono: conquistare nuovi spazi criminali, mettendo sotto scacco i commercianti del quartiere. La pista investigativa più battuta, neanche a dirlo, resta dunque quella che conduce a una “bussata” finalizzata all’imposizione del racket, attività nella quale i “Girati” sono da sempre molto attivi. Luigi Carella doveva rispondere di un episodio risalente a gennaio 2021, ricostruito grazie alla microspia piazzata in casa di Maria Licciardi.
Dall’ascolto delle conversazioni venne fuori che il 51enne aveva ricevuto mandato dalla ras della Masseria Cardone di chiedere il “pizzo” al titolare di un garage, al quale il clan della Vanella Grassi aveva chiesto 15mila euro nelle consuete tre rate: Pasqua, Ferragosto e Natale. Ma dopo la mediazione di “Maria ’a peccerella”, l’imprenditore versò alla “Vinella” la somma di 3.000 euro in tutto, ottenendo così un sostanzioso sconto. Di Luigi Carella ha parlato per primo il pentito Antonio De Carla detto “spara-spara”, ex affiliato agli Stabile di Chiaiano.
«Vincenzo Licciardi ci ordinò di andare al cantiere edile e piazzare due bombe a mano. Partimmo da Napoli io, “’a gallina”, Carmine “bombolone” e Paolo Abbatiello. Effettivamente ci recammo nel posto indicato, a Secondigliano ma non ricordo bene il luogo preciso e nemmeno l’anno in cui accadde, e dopo aver sequestrato il custode provocammo l’esplosione. Ricordo che per un motivo o un altro nessuno degli altri volle scavalcare il cancello e toccò a me penetrare per primo nel recinto chiuso». Un copione purtroppo ripetutosi anche in seguito.
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