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30 Dicembre 2024 - 09:18
NAPOLI. Un’altra tegola è caduta sulle teste di Giuseppe Marigliano e di Ovalle Jennssi Ortega, detenuti nel carcere di Secondigliano e intercettati dalla polizia mentre partecipavano a una videochiamata con Patrizio Bosti junior e altri giovani affiliati allo storico clan dell’Arenaccia. Era il 6 marzo 2023 e a comunicare c’era anche Emmanuele Marigliano, diventato poi il capo del gruppo delle Case Nuove entrato in contrasto con il ras Nicola Rullo e i suoi sodali. “’O nano” parlava da casa da uomo libero, il nipote omonimo del boss “Patriziotto” stava a Torino ai domiciliari mentre in carcere si trovavano il 38enne e il 25enne originario di Santo Domingo.
Giuseppe Marigliano e Ovalle Jennssi Ortega dovranno difendersi dall’accusa di utilizzo illegittimo del telefono cellulare, eludendo così il divieto di comunicare all’esterno. Circostanza purtroppo comune: nonostante i radar per bloccare i voli dei droni e impedire che gli apparecchi telefonici arrivino ai detenuti, negli ultimi anni si sono moltiplicati i sequestri di cellulari all’interno degli istituti penitenziari. Così è più facile per i capi gestire il clan nonostante lo stato di restrizione. Il ragionamento non vale per Marigliano e Ortega, i quali allora avevano il capo in libertà e con lui si erano messi in contatto con la chat in video.
A incastrarli (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva) c’hanno pensato i poliziotti della sezione Omicidi della Squadra mobile della Questura (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Luigi Vissicchio), che indagavano allora sull’aggressione ai turisti argentini nel ristorante “Cala la pasta” e avveno messo nel mirino il gruppo Bosti. Per l’aggressione nel rlocaleai Tribunali, il 16 maggio 2022, tra gli altri è detenuto Patrizio Bosti junior. Secondo l’accusa Emmanuele Marigliano era sullo scooter con Gennaro Vitone “’o sghé” che finì sui tavolini occupati da turisti argentini, che protestarono e furono assaliti. Una volta chiarito quell’episodio, l’attenzione degli investigatori si è spostata sul gruppo Marigliano, i cui componenti hanno ricevuto pochi giorni prima di Natale una sgradita visita per la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare.
Nel mirino della Procura antimafia, e del gip che ha firmato i provvedimenti restrittivi sono finiti i nove destinatari delle misure emesse il 20 dicembre: oltre a Emmanuele Marigliano, il fratello Giuseppe Marigliano, 38 anni; Antonio Sorrentino, 28; Luigi Avella, 27; Angelo Esposito, 25; Renato Siotto, 23; Ovalle Jessni Ortega, 25; Luigi Mascolino, 71 (cui è contestato un solo capo per aver ricevuto una pistola); Antonio Argentino, 31enne. Manca all’appello soltanto Argentino, per ora irreperibile, mentre sono indagati a piede libero Mario Cervasio e Giuseppe Pio Avella.
Tutti comunque, da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Il ferimento di Raffaele Frenna per una vendetta trasversale, ricostruito da gli inquirenti, iniziò con una lite in discoteca tra persone dei Quartieri Spagnoli (tra cui i Percich) e un gruppo di amici delle Case Nuove, tra cui c’era un cugino di Frenna, nessuno dei quali è indagato per alcunché. Una bottiglia lanciata centrò Vincenzo De Caprio, che il giorno dopo postò su un social una foto con la medicazione. Erano le 5; poche ore dopo si verificarono due “stese” ai Quartieri prima dell’agguato.
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