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Camorra
03 Gennaio 2025 - 09:21
Nei riquadri Salvatore Mari, Enrico Bocchetti, Antonio Pandolfi, Antonio Marrone, Carlo Calzone e Raffaele Maisto
NAPOLI. Processo dietro l’angolo per la nuova holding della droga del clan Amato-Pagano. Dopo la retata messa a segno a novembre scorso dai carabinieri, la procura antimafia non perde tempo e per trentuno narcos e pusher finiti sotto inchiesta ottiene la fissazione del giudizio immediato. L’appuntamento davanti al gip è stato fissato per il prossimo 18 febbraio, data entro la quale i neoimputati dovranno stabilire se chiedere, o meno, di essere giudicati con il rito abbreviato, puntando così a un non trascurabile sconto di pena in caso di condanna. Le accuse da cui dovranno difendersi sono però di assoluta consistenza, su tutte quella di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il sostituto procuratore Giuseppe Visone ha così ottenuto il giudizio immediato per Luigi Ascione, Enrico Bocchetti, Carlo Calzone, Emanuele Cicalese, Massimo Dannier, Salvatore D’Aria, Gennaro Diano, Luigi Diano, Nicola Di Casola, Pasquale Diglio, Massimo D’Onofrio, Maurizio Errichelli, Francesco Fiengo, Domenico Guerra, Raffaele Maisto, Vincenzo Mangiapili, Salvatore Mari, Antonio Marrone, Raffaele Marrone, Antonio Pandolfi, Gaetano Pezzella, Patrizio Pone, Salvatore Ruocco, Mirko Russo, Salvatore Sansone, Vincenzo Sinacra, Domenico Stefanelli, Francesco Tessitore, Giuliano Tessitore, Carlo Troncone e Arturo Vastarelli. Del collegio difensivo faranno invece parte gli avvocati Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Domenico Dello Iacono, Luigi Poziello, Carlo Ercolino, Rocco Maria Spina, Luigi Senese, Andrea Di Lorenzo, Michele Basile, Gandolfo Geraci, Maurizio Capozzi, Antimo Verde, Mario D’Alessandro e Rosario Marsico. Fiumi di droga partivano da Barcellona e dintorni per finire nelle piazze di spaccio di Mugnano attraverso un giro che avrebbe favorito il clan Amato-Pagano. Ma sei mesi di intercettazioni con riscontri sul campo con appostamenti e inseguimenti hanno portato a metà novembre scorso a un risultato importante: un provvedimento di arresto per 33 persone, 17 in carcere e 16 ai domiciliari. Tra i destinatari c’è Simone Bartiromo, napoletano di Secondigliano, latitante dall’anno scorso per un’inchiesta che coinvolgeva i Sorianiello di Soccavo. L’inchiesta aveva sgominato due organizzazioni dedite al narcotraffico, al cui vertice c’era secondo gli inquirenti Antonio Pompilio ritenuto “capo e finanziatore”, così come Massimo D’Onofrio e Salvatore Sansone. Il ruolo di organizzatori è addebitato a Carlo Calzone, Enrico Bocchetti, Emanuele Cicalese, Luigi Diano, Maurizio Errichelli, Vincenzo Mangiapili, Salvatore Mari, Antonio Marrone e Carlo Troncone. Raffaele Marrone invece avrebbe distribuito le mesate. La base logistica della holding era stata individuata a Gricignano d’Aversa. L’indagine aveva svelato l’esistenza di due organizzazioni, non collegate tra loro, ma con lo stesso canale di approvvigionamento di cocaina e hashish, gestito in Spagna dal gruppo diretto da Bartiromo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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