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Fari puntati sul boss Franzese, indagini su un doppio agguato

Faida per il controllo dello spaccio, il pentito rivela chi comanda a Casoria: : caccia agli ultimi killer

Fari puntati sul boss Franzese, indagini su un doppio agguato

NAPOLI. Stipendi mensili a quattro zeri e un rapporto confidenziale a tal punto da poterlo collocare al vertice dell’organizzazione: «Parlava di lui come un “fratello”». Nonostante le decine di inchieste giudiziarie da cui è stato colpito negli ultimi anni, il clan Moccia continua a far paura e, soprattutto, a dimostrare una spiccata tendenza ad autorigenerarsi. La prova sembra arrivare dalle recenti dichiarazioni del pentito Luigi Migliozzi, ex uomo della cosca afragolese, che in un interrogatorio ai pm della Dda ha puntato il dito contro il capozona Pietro Iodice, alias “Pierino ’a Siberia”, e il ras Mauro Franzese “Maruzziell”, arrestato a metà dicembre con l’accusa di aver riorganizzato l’articolazione del clan Moccia nel comune di Casoria.

È il 3 gennaio 2020 quando Migliozzi racconta agli inquirenti la natura dei propri rapporti con Iodice: «Quando mi sono incontrato con Pierino, nel 2017 dopo la mia scarcerazione, lo stesso mi ha regalato duemila euro e mi ha detto che io essendo bravo con la droga doveva riaprire una piazza nelle palazzine. Pertanto decisi di affiliarmi a loro e da allora ho preso uno stipendio di quattro-cinque mila euro al mese». Il pentito ha poi specificato che «Pierino ’a Siberia appartiene ai Moccia. Intendo il clan Moccia. So che la famiglia Moccia vuole bene a Pierino e lui si recava sempre ad Afragola, ma non so da chi e spesso diceva che riceveva “ordini dall’alto”. Io però non ho mai visto Pierino con qualcuno della famiglia Moccia né conosco qualcuno di questa famiglia». Nel prosieguo del racconto il collaboratore di giustizia ha poi tirato in ballo Mauro Franzese: «Pierino mi diceva sempre che si è fatto un sacco di anni di carcere per la famiglia Moccia allo stesso modo di Mauro Franzese. Pierino quando parlava di Mauro lo appellava “mio fratello”».

A supporto dell’inchiesta condotta dal Sisco e dalla Squadra mobile è stato poi riportato nel decreto di fermo eseguito il mese scorso anche un manoscritto: una lista, scoperta il 3 marzo 2020, nell’abitazione di Lucio Caputo. In quell’elenco erano riportati gli importi di tutti i soggetti sottoposti a estorsione dal clan, le quote che dovevano versare i gestori delle piazze di spaccio e un elenco di affiliati detenuti, con indicazione delle somme spettanti per il loro sostentamento economico. Tra questi figurava anche Mauro Franzese, al quale «era attribuito uno stipendio di 1.000 euro».

Gli accertamenti successivi avrebbero quindi permesso di inquadrare “Maruzziell”, dopo la sua scarcerazione avvenuta il 10 dicembre 2022, come l’attuale reggente della cosca nella zona di Casoria. Gli inquirenti hanno documentato l’origine e l’evolversi di un aspro conflitto, culminato in diverse stese, ferimenti e in un duplice tentato omicidio il 20 novembre 2024, tra il gruppo criminale di Franzese e un gruppo contrapposto, composto da soggetti di Afragola e Caivano, per il controllo delle piazze di spaccio di Casoria». Un’inchiesta destinata a fornire presto nuovi colpi di scena.

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