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Camorra
07 Gennaio 2025 - 08:41
Antonio Argentino
NAPOLI. È Antonio Argentino l’ultimo e unico latitante nell’inchiesta sul clan Marigliano della Case Nuove, accusato di armi e di aver partecipato il 5 novembre 2024 a una “stesa” con Angelo Esposito. Ma per gli investigatori che lo stanno cercando la sua fuga non durerà a lungo.
Così come è finita la breve latitanza di Luigi Avella, intercettato il 23 dicembre scorso nei pressi di casa. Proprio quest’ultimo probabilmente pensava che la polizia non lo cercasse proprio là, nei pressi della sua abitazione. Invece è accaduto il contrario e quella sera Luigi Avella è stato arrestato alle Case Nuove.
Era da solo in strada e camminava a passo svelto quando gli investigatori della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura lo hanno circondato e bloccato. Il 27enne ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e ora si trova, come gli altri, nel carcere di Secondigliano. E’ accusato di detenzione di armi da fuoco, poi nascoste nel terraneo di via Capasso utilizzato come base dall’organizzazione.
Dopo l’arresto di Luigi Avella, incensurato, per chiudere il cerchio agli investigatori resta quindi soltanto Antonio Argentino) da assicurare alla giustizia. Pure il 31enne, secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza per tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, sarebbe uno dei componenti del gruppo capeggiato da Emmanuele Marigliano “o’ nano”, resosi autonomo dai Contini ed entrato in contatto con Nicola Rullo e i suoi sodali.
Una guerra andata avanti per circa un anno tra agguati, il più grave dei quali nei confronti di “Niko” Moffa, ferimenti e “stese”. Emerge uno spaccato di camorra inquietante dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare che ha inferto un durissimo colpo al gruppo Marigliano (con 7 indagati in carcere e un ricercato).
Innanzitutto perché descrivono, grazie alle indagini della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura, l’attivismo frenetico di Emmanuele “o’ nano”, accusato in un colpo solo di tentato omicidio per il caso Frenna, di aver partecipato a una “stesa” ai Quartieri Spagnoli e di aver preso parte all’aggressione nel ristorante “Cala la pasta” ai turisti argentini. È difeso dall’avvocato Claudio Davino, che assiste anche Renato Siotto.
Il tentato omicidio di Raffaele Frenna fu la conseguenza di una rissa tra 10 persone, 5 per parte, in una discoteca di Posillipo. Divisi da una struttura d’acciaio, i componenti dei due gruppi si lanciarono reciprocamente bottiglie di vetro e una di queste colpì, ferendolo alla fronte, un amico di Emanuele Marigliano.
Dall’altro lato c’era un cugino di Raffaele Frenna, ma non quest’ultimo che nonostante ciò diventò nella tarda serata dello stesso giorno il bersaglio di una vendetta trasversale. L’indagine ha condotto gli investigatori della Mobile individuare la base del gruppo delle Case Nuove, in via Capasso, dove è stata installata una telecamera che ha immortalato diversi trasporti di armi da fuoco.
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