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La denuncia
07 Gennaio 2025 - 09:06
Il carcere di Poggioreale
NAPOLI. La Polizia Penitenziaria ha impedito un tentativo di introduzione di tre telefoni cellulari smartphone e tre telefoni cellulari di piccole dimensioni all'interno del carcere di Napoli Poggioreale "G. Salvia".
«Durante i controlli effettuati nel corso dei colloqui - riferisce il vicesegretario regionale per la Campania del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) Marianna Argenio - gli agenti hanno scoperto i telefoni cellulari abilmente occultati all'interno della scarpa di un familiare destinati ad un detenuto».
La sindacalista rivolge il plauso al personale di Polizia Penitenziaria di Napoli Poggioreale per la brillante operazione. I telefoni cellulari sono stati sequestrati e posti nella disponibilità dell'Autorità giudiziaria competente.
Tiziana Guacci, segretario regionale del Sappe, evidenzia come anche tali episodi mettano in luce le criticità del sistema penitenziario: «I nostri agenti operano quotidianamente in condizioni di carenza di personale (una carenza di circa 200 agenti) e con un sovraffollamento di circa il 100% di detenuti, ma continuano a garantire la sicurezza delle strutture con dedizione e professionalità».
«L’azione di contrasto - prosegue - per l'introduzione, la detenzione e l'uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del Corpo di Polizia penitenziaria è continua. Il fenomeno dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti e di telefoni cellulari è sempre più in crescita a livello nazionale negli istituti di pena. L'operazione svolta ieri dalla Polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale - conclude Guacci - costituisce ulteriore testimonianza della professionalità ed abilità della Polizia Penitenziaria».
«L'ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe. E ricorda che non è la prima volta che il Sappe chiede nuovi provvedimenti per inibire l'uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive.
«Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d'ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati - aggiunge Capece -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa. Tra l'altro - aggiunge il leader del sindacato di Polizia Penitenziaria - è assurdo che gli apparecchi per accertare la presenza dei telefoni cellulari non vengano usati nelle celle, ma durante lo svolgimento delle prove d'esame scritte del personale di polizia che ambisce ad acquisire il grado superiore! È una vergogna».
«Le donne e gli uomini del Corpo - conclude - sono quotidianamente impegnati nell'attività di contrasto all'introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all'uso dei telefoni cellulari e degli smartphone».
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