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Pronto soccorsi, «no blocco ricoveri, pazienti in case di cura dopo la stabilizzazione»

Luigi D’Emilio, leader della Cisl Funzione Pubblica dell’area metropolitana, punta l’indice contro i responsabili istituzionali della sanità

Pronto soccorsi, «no blocco ricoveri, pazienti in case di cura dopo la stabilizzazione»

«Basta una banale influenza stagionale per mettere in ginocchio la sanità pubblica a Napoli. Una storia che si ripete puntualmente a ogni inverno, quando il virus raggiunge il picco di contagi. I pronto soccorsi, a partire dal Cardarelli, e fino a quelli della vasta provincia partenopea, sono pieni di pazienti ed ammalati che chiedono le prime cure, e il sistema va regolarmente in tilt. Tutto già visto, verrebbe voglia di dire, con il personale, già di per sé insufficiente per l’ordinario, che non ce la fa e gli ammalati che rischiano di stare intere giornate in attesa, col pericolo di peggiorare ulteriormente le condizioni di anziani e fragili. E le liste di attesa, che in altre parti d’Italia si riducono a seguito degli stanziamenti predisposti, da noi crescono ancora di più nonostante le risorse disponibili. Eppure, quelli che comandano, anziché attivare i posti letto necessari, previsti ed autorizzati negli ospedali ma non funzionanti, non riescono a fare altro che bloccare i ricoveri programmati, che allungano ulteriormente i tempi di attesa. Siamo davvero alla farsa».

Luigi D’Emilio, leader della Cisl Funzione Pubblica dell’area metropolitana, punta l’indice contro i responsabili istituzionali della sanità.

«È una cosa vergognosa – dice il segretario generale della federazione – ed insopportabile per un Paese civile come il nostro. File enormi di persone che chiedono di essere visitate e medici ed infermieri in gravi difficoltà per accogliere tutti, mentre a casa propria tanti altri bisognosi di cure, anche chirurgiche, aspettano invano».

I ritardi nell’attivazione delle Case e degli Ospedali di Comunità «certificano ulteriormente – sottolinea D’Emilio - il mancato decollo della medicina territoriale ed il conseguente fallimento. È necessario che il settore venga messo in rete. Come? Utilizzando anche le cliniche private convenzionate, presso cui ricoverare i pazienti dopo la stabilizzazione in emergenza per sottoporli al trattamento necessario. Basta incrociare la singola domanda di salute con le divisioni specialistiche esistenti presso le Case di Cura private. È così difficile pensarci? O – conclude il numero uno della Fp - si deve continuare ad assistere inermi allo sfascio, nonostante il grande impegno e la dedizione che l’intero personale offre quotidianamente ai cittadini che chiedono aiuto? Perché al posto del blocco ai ricoveri non si fanno passi in questa direzione, la più semplice, e la più giusta per risolvere una delle tante carenze in cui vive il comparto in città e nella provincia?».  

 

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