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Il caso
17 Gennaio 2025 - 08:00
Nella foto gli scontri a Santa Lucia del 23 ottobre 2020; nel riquadro segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore
NAPOLI. Dopo l’affondo della procura, che ad agosto scorso aveva chiesto il rinvio a giudizio per i presunti mandanti ed esecutori della rivolta anti-lockdown a Santa Lucia, ieri mattina è entrato nel vivo l’iter giudiziario. L’udienza preliminare che ha visto alla sbarra, tra gli altri, alcuni esponenti dell’ultradestra ma anche diversi tifosi ultras, si è aperta con l’intervento del pubblico ministero Celeste Carrano, che ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 41 imputati.
Dopo di che sono iniziate le discussioni dei difensori: tutti gli imputati hanno chiesto tra l’altro di essere processati con il rito ordinario. Si andrà dunque al dibattimento. Tra gli spunti degni di nota c’è stata poi la richiesta di costituzione di parte civile del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, del Comune di Napoli e del ministero dell’Interno.
Il processo riprenderà il prossimo 3 marzo, quando la parola toccherà ancora al collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Emilio Coppola, Giuseppe Milazzo, Antonio Del Vecchio, Domenico Dello Iacono, Emilio Coppola, Gennaro Pecoraro, Gandolfo Geraci, Luigi Ferro e Marco Campora.
Tra gli imputati spiccano invece alcuni esponenti di punta del partito neofascista Forza Nuova, tra cui il cofondatore Roberto Fiore, ma anche diversi affiliati ai clan del capoluogo e alcuni militanti del tifo organizzato. Il gup del tribunale di Napoli Valentina Gallo aveva fissato ad agosto scorso la celebrazione dell’udienza preliminare.
Per la devastazione consumatasi nel cuore di Napoli il 23 ottobre 2020, dopo le annunciate misure anticontagio da coronavirus da parte del governatore Vincenzo De Luca, sono finiti nell’aula bunker di Poggioreale i presunti mandanti, ma anche gli esecutori materiali fin qui individuati.
Al banco sono andati Roberto Fiore, Nicola Trisciuoglio e Ciro Andretti, rispettivamente segretario nazionale, responsabile provinciale e coordinatore regionale di Forza Nuova, che dovranno difendersi dall’accusa di essere stati gli istigatori e i promotori della rivolta, attraverso un appello lanciato sui social con il quale avevano inneggiato alla sollevazione sanitaria e auspicato che «sia Napoli la prima scintilla della rivoluzione».
Angelo Simula, militante del partito di estrema destra, è considerato invece dagli inquirenti come l’organizzatore della devastazione. Alle fasi esecutive avrebbero invece preso parte numerosi esponenti della camorra e della tifoseria organizzata del capoluogo. Tra questi Ciro Carrino, genero del boss del clan Contini Nicola Rullo, ma anche Ciro Cirelli e Antonio Matafora, figli di due esponenti del clan Licciardi.
In aula sono stati chiamati anche diversi capi ultras, tra cui Gennaro Grosso, leader del gruppo Masseria, Pasquale Forte, esponente del clan Sorianiello e del gruppo Brigata Carolina, Alfredo De Rosa, Ernesto Stracchino e Antonio Langella, appartenenti alla stessa frangia. Tutti gli imputati hanno comunque deciso di essere processati con la formula del dibattimento.
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