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Sanità
17 Gennaio 2025 - 16:13
Francesco Raimondi, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Federico II di Napoli
Dietro il primo vagito di un neonato critico, c’è una corsa contro il tempo fatta di competenza, dedizione e tecnologia. Ma in Campania, questa lotta si scontra con un sistema che mostra segni di fragilità. I piccoli pazienti e le loro famiglie affrontano non solo le sfide della vita, ma anche quelle di una rete assistenziale frammentata e insufficiente a rispondere alle necessità più complesse.
A sottolineare l’urgenza di un intervento strutturale è il professor Francesco Raimondi, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Federico II di Napoli, un punto di riferimento nel panorama sanitario del Mezzogiorno.
«La dispersione delle risorse tra numerosi piccoli centri non è sostenibile», spiega Raimondi. «È necessario ridisegnare la rete, puntando su poli di maggiore dimensione e meglio attrezzati, capaci di affrontare le sfide dell’assistenza neonatale con competenza ed efficacia».
Un modello adottato con successo in altre regioni italiane, ma che in Campania stenta a decollare.
Il Policlinico Federico II, con oltre 3.000 parti all’anno, rappresenta un’eccellenza, ma anche questo baluardo della sanità regionale attende la ristrutturazione del reparto di Terapia Intensiva Neonatale, prevista dal Piano Ospedaliero Regionale e mai completamente realizzata.
«Questo intervento è fondamentale per ripristinare la piena capacità operativa e garantire standard di cura all’altezza delle esigenze» sottolinea Raimondi, forte di una lunga esperienza maturata in Italia e all’estero, tra cui periodi di ricerca presso prestigiose università come quella di Chicago e Birmingham.
Ma l’ospedale è solo una parte del percorso. La vera sfida, avverte Raimondi, si gioca anche fuori dalle mura delle terapie intensive. «Manca un adeguato follow-up per i neonati critici dimessi. Questi bambini, spesso affetti da problemi neurologici o respiratori, necessitano di monitoraggio continuo. Oggi, molti centri non hanno risorse sufficienti per fornire questo supporto, e la Pediatria di famiglia, per quanto fondamentale, non può rispondere a esigenze così specifiche».
L’appello del professore è un invito a cambiare prospettiva. «La frammentazione non funziona. Servono poli di eccellenza, che non solo riducano i costi, ma garantiscano efficienza, cura e dignità ai piccoli pazienti e alle loro famiglie». Un invito che non è solo rivolto alle istituzioni, ma anche alla società civile, perché la salute dei neonati più fragili non è una questione di numeri o bilanci, ma di futuro.
«Ogni neonato che nasce in condizioni critiche è una storia di coraggio e speranza», conclude Raimondi. «È nostro dovere garantire a queste vite un sistema che sia all’altezza della loro forza». Oggi la Campania ha davanti a sé una scelta: trasformare queste lacune in opportunità o lasciare che il destino dei più piccoli rimanga una battaglia troppo difficile da vincere.
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