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Free Abdallah Motan: da Napoli parte l’appello per la liberazione del videomaker palestinese

Per un periodo ha vissuto nella città partenopea dove sarebbe dovuto tornare a breve, di lui non si hanno notizia da giorni

Abdallah Motan

Abdallah Motan

NAPOLI. Sono poche e frammentarie le notizie sul regista palestinese Abdallah Motan che lunedì 13 gennaio 2025 è stato arrestato dall’esercito israeliano, al confine tra Israele e la Giordania, accusato di reati amministrativi. L’uso della detenzione amministrativa nei confronti dei palestinesi da parte delle autorità israeliane sta aumentando notevolmente: secondo l’organizzazione indipendente Palestinian Prisoners’ Club, dal 7 ottobre le forze israeliane hanno arrestato oltre 2200 uomini e donne palestinesi con questa modalità. Un sistema alquanto ingiusto, che impone la privazione della libertà per un periodo potenzialmente indefinito, senza alcun processo e senza la possibilità di difendersi da prove che vengono mantenute segrete. Una modalità di detenzione arbitraria che rappresenta un trattamento crudele ed ingiusto.

Attualmente non si hanno notizie di Motan, ma si sospetta che possa essere un pretesto amministrativo per silenziare la sua voce critica e la sua volontà di narrare. Il suo ultimo documentario ha infatti messo in luce le drammatiche condizioni dei detenuti nelle carceri israeliane, spesso teatro di violenze mortali.

Abdallah è un regista e fotografo di grande talento, vincitore di numerosi premi, che a febbraio avrebbe dovuto partecipare alla 21^ edizione dell'Al Ard Film Festival  organizzato da Sardegna Palestina. Il suo nuovo cortometraggio è intitolato “Deferred Reclaim”, lo scorso dicembre ha vinto 3 premi all’Iran International Documentary Festival, Cinema Verite.

Climber esperto è uno dei pilastri di Wadi Climbing Palestine, realtà palestinese che sfida lo stato di assedio dell’entità sionista riappropriandosi in forma simbolica dei propri territori esplorandoli attraverso l’arrampicata, escursioni e approfondimenti culturali.

Un arresto quello del giovane regista e documentarista nato a Ramallah che ha generato un’onda di indignazione e preoccupazione tra i suoi numerosi amici a Napoli, città in cui ha vissuto e lavorato recentemente e dove pare sarebbe dovuto tornare nei prossimi mesi. Motan è arrivato a Napoli 2020 per un progetto Erasmus Plus ospitato dalla scuola di Formazione di Gesco dove ha continuato a collaborare fino a qualche mese fa come docente in un corso regionale di Virtual Reality Designer.

Un’ esperienza che ha permesso al talentuoso reporter di costruire una bella e intensa rete di rapporti personali e professionali tant’è che la comunità napoletana si sta mobilitando per chiedere la sua liberazione, sottolineando come la sua detenzione rappresenti un grave attacco alla libertà di espressione.

 

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