Cerca

L'inchiesta

Terrorismo a Napoli, al setaccio le chat

Fari puntati sulle conversazioni on line di Mourad Firaoun: «Uccideremo gli ebrei»

Terrorismo a Napoli, al setaccio le chat

La delicata inchiesta è stata condotta dai poliziotti della Digos

NAPOLI. Nella sua chat conservava un video inneggiante alla jihad con parole di fuoco e di morte: «Sii tu quell’eroe che si diverte a tagliare le vene alle sue prede con un coltello, lasciando dietro di sé solo terrore». Ma Mourad Firaoun, il 34enne marocchino arrestati per reati di terrorismo all’alba dell’altro ieri, non si limitava a indottrinarsi. Avrebbe avuto, secondo l’accusa, un ruolo nella formazione e nel proselitismo di giovani musulmani per attaccare il mondo occidentale.

Era rientrato da Verona a Napoli a luglio 2024, stabilendosi a San Giuseppe Vesuviano probabilmente pensando di stare più defilato. Invece gli investigatori della Digos (guidati dal dirigente Giovanni De Stavola) gli stavano addosso marcandolo fisicamente e soprattutto con il web patrolling.

Ma chi è Mourad Firaoun agli occhi del pool dell’antiterrorismo della procura di Napoli? Uno che aspirava a diventare un eroe, tutelandosi però rispetto alla possibilità dell’arresto, e che in un messaggio inviato su Telegram a una persona rimasta anonima per la segretezza del canale telematico, scriveva frasi da brivido: «Con la jihad e la forza uccideremo gli ebrei con l’aiuto di Dio».

Per poi rendere partecipe l’interlocutore di un suo progetto: «Porto con me il ferro, nascondendolo addosso a me e gli dirò di venire con me. Lo farò tranquillizzare, dopodiché lo colpirò e lo farò cadere a terra. Infine prenderò il mio zaino, tornerò a casa e non dirò nulla. Tornerò a Napoli e chi mi riconoscerà? Diranno uno barbuto e andranno a “Chi l’ha visto?”».

Chi fosse o sia stato il bersaglio dell’attentato progettato da Mourad Faraoun non si sa, fermo restando che l’inchiesta coordinata dai pm del procuratore Nicola Gratteri non è terminata. Gli elementi indiziari raccolti dalla Digos sono bastati per far scattare la misura cautelare, eseguita mercoledì nell’abitazione di San Giuseppe Vesuviano.

In particolare sul profilo Facebook intestato a tale “Lo Straniero” e riconducibile al 34enne l’uomo sottolineava l’importanza di reclutare i giovani, “ragazzi e piccoli”. «Queste sono bellissime iniziative, dobbiamo informarli che siamo alla fine del mondo: si devono svegliare, la resa dei conti è vicina ed essi incuranti si allontanano».

Le intercettazioni e la lettura delle chat finite nel mirino degli inquirenti, compresi video e foto, è stato possibile grazie all’inoculazione di un virus informatico sul cellulare dell’indagato. Così da quel momento gli investigatori non solo hanno acquisito tutta l’attività telematica interessante per l’indagine, ma anche quella “fredda”: cioè tutto ciò che era presente in memoria.

Ed è grazie a quello spunto investigativo, che si è scoperto il sopralluogo di 20 minuti effettuato dal 34enne in uno dei luoghi più sensibili nel corso delle indagini antiterrorismo. Lo scorso 20 ottobre si era recato in via Cappella Vecchia, sede della sinagoga partenopea. Negli stessi minuti pronunciò la frase più inquietante dell’inchiesta: «Con la jihad e la forza uccideremo gli ebrei con l’aiuto di Dio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori