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Malanapoli

Condannato Abbinante junior

Imprenditore accoltellato per un parcheggio, il rampollo incassa 10 anni e 4 mesi

Condannato Abbinante junior

Nei riquadri gli imputati Bruno Abbinante e Giuseppe Caiazzo: quest’ultimo ha scelto di essere processato con il rito ordinario

Lite con botte da orbi e fendenti per un’auto parcheggiata male, il rampollo della mala di Scampia Bruno Abbinante, figlio del ras Francesco e nipote del boss Raffaele. Il 25enne ieri mattina, al termine del rito abbreviato è stato condannato a 10 anni e 4 mesi per il tentato omicidio di Valentino Gherardi, intervenuto per difendere il figlio e finito in ospedale con delle gravi ferite. Nonostante Abbinante junior sia riuscito in qualche modo a limitare i “danni” sotto il profilo sanzionatorio, la partita giudiziaria potrebbe non essere ancora del tutto chiusa. I suoi difensori, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Luigi Poziello, impugneranno infatti la sentenza del gip Finamore per l’esclusione del metodo mafioso, dei futili motivi e la derubricazione del capo di accusa in lesioni aggravate. Giuseppe Caiazzo, difeso dall’avvocato Giuseppe Musella, ha invece optato per il dibattimento. «Ti devo uccidere, hai capito... ti devo uccidere», avrebbe gridato Bruno Abbinante a un imprenditore edile, Valentino Gherardi, che cercava di difendere il figlio dall’aggressione di un amico dell’esponente della famiglia di malavita originaria di Scampia: Giuseppe Caiazzo. Il litigio, avvenuto il 4 febbraio 2024, si concluse con l’accoltellamento dell’uomo e la frattura al naso dello stretto congiunto. Il tutto per una richiesta di chiarimento circa le minacce ricevute dalla mamma di quest’ultimo la sera prima per una banale questione di viabilità a Chiaiano. A fine aprile Bruno Abbinante e Giuseppe Caiazzo erano stati arrestati su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda e indagini dei poliziotti dell’Antirapina della Squadra mobile e del commissariato di Giugliano. Caiazzo da subito si era difeso sostenendo di non aver partecipato al ferimento pur ammettendo di essere stato presente sulla scena. Gli investigatori si sono avvalsi di testimonianze, riconoscimenti da parte delle vittime e di intercettazioni sia telefoniche ambientali, compiuti a casa della famiglia finita nel mirino e in ospedale. L’imprenditore quel pomeriggio accompagnò il figlio nei pressi di un bar a Marano dopo che quest’ultimo era stato avvisato di una Ford Puma parcheggiata in zona con targa corrispondente alla vettura su cui la sera viaggiava il giovane, poi identificato in Caiazzo, che avrebbe minacciato la madre davanti al cancello di casa dopo aver occupato con l’auto l’ingresso e che alle rimostranze della donna avrebbe risposto: «Se non la smetti, ti schiatto le ruote». Alla richiesta di chiarimenti Caiazzo avrebbe sferrato un pugno al volto del giovane. Poi avrebbe continuato l’aggressione inseguendolo e lanciandogli una bottiglia di vetro mentre l’aggredito, aiutato da un’amica, riusciva a scappare. Nel frattempo era intervenuto il padre, contro cui si sarebbe scagliato invece Bruno Abbinante, armato di un coltello. «Prima mi ha colpito al braccio e alla spalla, ho cercato scampo tra le auto in sosta. Ma mi ha raggiunto e ferito alla testa», mise a verbale l’imprenditore ferito nell’aggressione.

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