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L'inchiesta
26 Gennaio 2025 - 09:40
Nel riquadro il ras arrestato Oscar Pecorelli, alias “’o pastore”
NAPOLI. La doppia vita di Oscar Pecorelli “’o pastore”, cugino omonimo di “’o malommo”. Mentre quest’ultimo ha ricevuto dietro le sbarre un nuovo provvedimento restrittivo, il primo si era rifugiato e in Svizzera da latitante e per non dare nell’occhio stava lavorando come cameriere in un ristorante italiano, il cui proprietario non sapeva del suo status.
Per mesi ha condotto un’esistenza tranquilla abitando da solo in un quartiere residenziale di Sion, frequentando connazionali di diverse regioni italiane. Proprio insieme a loro il 47enne di Miano è stato bloccato l’altro ieri pomeriggio in strada dai poliziotti elvetici, su input dei colleghi della sezione “Catturandi” della Squadra mobile di Napoli (guidata dal dirigente Giovanni Leuci). Oscar Pecorelli “’o pastore”, 47 anni, cugino omonimo di “’o malommo” ed esponente di spicco di spicco del gruppo malavitoso Pecorelli-Catone si era sottratto alla cattura a giugno dell’anno scorso, precisamente il 26 del mese.
Fino a qualche giorno prima gli investigatori avevano la certezza che si trovasse a casa, a Miano, ma il giorno del blitz non c’era. Probabilmente pochi giorni dopo è partito per la Svizzera, lasciando la famiglia a casa e non comunicando con i congiunti nel mondo sarebbe stato facile per gli investigatori rintracciarlo. Nessuno si è tradito, ma una traccia decisiva è stata trovata grazie alla bravura dei poliziotti di via Medina e del commissariato Scampia.
L’ordinanza di custodia cautelare del 26 giugno riguardò 17 persone, divise in parti tra esponenti dei clan Scognamiglio e Pecorelli-Catone, ritenute a seconda delle varie posizione responsabili di associazione di tipo mafioso, omicidi, lesioni, esplosioni di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e detenzione di sostanza stupefacente, commessi per agevolare il clan Lo Russo e con l’aggravante del metodo mafioso. Oscar Pecorelli “’o pastore” non deve rispondere di fatti di sangue, ma del reato associativo.
L’attività investigativa, condotta dalla Mobile di Napoli e dal commissariato di Scampia, in collaborazione con la Direzione centrale della polizia criminale, Servizio per la cooperazione Internazionale di polizia e del Servizio centrale operativo (Sco), aveva consentito di raccogliere dal febbraio 2021 al 2022 indizi consistenti sull’esistenza, struttura e operatività dei gruppi criminali Scognamiglio e Pecorelli, articolazioni del clan Lo Russo.
Con azioni criminali di estrema ferocia, tra cui svariati omicidi, si contendevano la leadership nei quartieri napoletani di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella. La faida aveva portato a stese e agguati nel 2021: gli omicidi di Salvatore Milano e Antonio Avolio (legati ai Pecorelli-Catone), il ferimento di Salvatore Di Caprio, l’aggressione ad alcuni dipendenti dell’ospedale Monaldi, alcune “stese” tra giugno e agosto 22, diverse estorsioni e il sequestro di un arsenale. I due gruppi, di cui uno erede dei Cifrone, si contendevano il territorio.
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