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Camorra
28 Gennaio 2025 - 08:41
Nei riquadri il ras Roberto Mazzarella e i collaboratori di giustizia Tommaso Schisa, Umberto D’Amico “’o lione” e Luisa De Stefano
NAPOLI. Il sangue da terra «doveva essere lavato» e per questo motivo sarebbero stati pronti a tutto. Anche a uccidere un innocente, la cui unica “colpa” era quella di essere il fratello di un sicario, Antonio Maione, autore reo confesso dell’assassinio di Salvatore Mazzarella.
La vendetta del clan di San Giovanni a Teduccio fu implacabile e il 15 dicembre 2000 a perdere la vita fu Antonio Maione, trucidato con quattro colpi di pistola mentre si trovava in una salumeria del corso principale del quartiere. Ebbene, dopo ventiquattro anni di indagini, le indagini sul delitto sono finalmente arrivate a un punto di svolta.
In manette, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono finiti Roberto Mazzarella, 47 anni, e Clemente Amodio, 45 anni. Il primo è accusato di essere stato mandante ed esecutore, il secondo “solo” esecutore. L’inchiesta condotta dai carabinieri ha potuto contare sull’apporto di numerosi collaboratori di giustizia. Lo sprint decisivo è però arrivato solo in tempi recenti a tre pentimenti eccellenti, i quali hanno fatto luce sull’ennesimo capitolo di sangue dell’eterna faida tra i clan Rinaldi e Mazzarella.
Tommaso Schisa, esponente del primo gruppo, il 12 dicembre 2023 ha rivelato: «Antonio Maione era il fratello di Vincenza Maione, cugina di mia madre Luisa De Stefano... La fonte delle conoscenze che ho sull’omicidio è prevalentemente mia madre... in famiglia almeno dal 2016 si parlava continuamente di eliminare un parente di Clemente Amodio... in quanto aveva partecipato all’omicidio di mio cugino Antonio Maione, ammazzato nel 2000».
E ancora: «Mia madre mi ha riferito che sono arrivati nella salumeria a bordo di un Gilera Runner 180 Clemente Amodio e Roberto Mazzarella. Quest’ultimo, oltre a essere il mandante dell’omicidio, ha anche partecipato materialmente all’agguato. Portava il motorino. Amodio ha sparato». Proprio Luisa De Stefano, appena il 17 settembre 2024, nell’ambito del processo che la vede imputata per l’omicidio di Francesco Esposito ha rivelato: «Ho saputo dei responsabili dell’omicidio dopo poco da mia zia Maria Rosaria Piscopo, madre di Antonio Maione, che a sua volta lo ha appreso dai vertici del clan Sarno che all’epoca erano in pace con il clan Mazzarella... mi ha riferito che Clemente Amodio ha agito d’accordo, anzi su ordine di Roberto Mazzarella».
La “pazzignana” ha poi affermato che al trigesimo della morte di suo cugino Antonio «la madre fece una scenata fuori la chiesa rivolgendosi ai vertici del clan Sarno presenti e che dopo la cerimonia Tonino Bevilacqua, cognato di Luciano Sarno, venne a casa della donna e le disse che a uccidere Antonio era stato Clemente Amodio su ordine di Roberto Mazzarella per vendicare la morte del padre di quest’ultimo». Sul fronte rivale, Umberto D’Amico il 14 dicembre ’23 ha rivelato un retroscena della sua detenzione: «Umberto Galiero mi disse di aver partecipato all’omicidio. Il suo ruolo fu quello di guidare un motorino a bordo del quale c’era Clemente Amodio».
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