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Camorra
01 Febbraio 2025 - 08:52
Il boss dei Lo Russo, Oscar Pecorelli “’o malommo”
NAPOLI. Riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e frode fiscale. Sono i reati di cui devono rispondere tre destinatari di misura cautelare emessa dal gip di Napoli dopo indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e personale del Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria.
I provvedimenti del gip riguardano anche il cugino omonimo classe 1981 del boss detenuto Oscar Pecorelli, erede del sociologo clan Lo Russo detto dei capitoni, con roccaforte nel quartiere napoletano di Miano. In carcere sono così finiti Oscar Pecorelli “il buono, 43 anni, e Vincenzo Bocchetti, 50 anni. Il gip ha disposto i domiciliari per Francesco Battimiello. 44 anni.
L’inchiesta nasce dalla misura cautelare eseguita lo scorso 24 gennaio nei confronti di una persona ritenuta legata al clan che, sebbene condannato all’ergastolo per omicidio e ininterrottamente recluso dal 2010, ha continuato ad esercitare il comando usando dei cellulari in carcere e sfruttando la collaborazione della moglie e del figlio, ciascuno destinatario di una misura cautelare.
Ai tre indagati arrestati oggi (due in carcere e uno ai domiciliari) viene contestato il ruolo di prestanome: si sarebbero intestate immobili e imprese in realtà riconducibili al boss per consentirgli di eludere i sequestri. Uno degli immobili, sotto pignoramento, è stato utilizzato per concedere locazioni brevi ad uso turistico, circostanza che ne ha fortemente complicato l’assegnazione, in fase esecutiva, all’eventuale aggiudicatario.
Un altro immobile è stato oggetto di due distinti trasferimenti in favore di una donna nullatenente e di una societa’ riconducibile agli indagati. Una societa’ per la lavorazione e il commercio di pellame, intestata a un prestanome, ha beneficiato di liquidità illecita e di fatture per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere” per un ammontare di oltre 7,5 milioni di euro.
Un’altra impresa, di calzature, è emerso dalle indagini, è stata intestata a un prestanome privo di capacità contributiva per evitarne il sequestro e utilizzata in frode al fisco mediante false fatturazioni in acquisto per oltre 2 milioni di euro. Due società di trasporto su gomma, intestate alle mogli degli indagati, hanno ricevuto conferimenti di denaro di illecita provenienza. Altre operazioni di riciclaggio sono state agevolate mediante l’acquisto di orologi di lusso all’estero (Dubai) con pagamenti in criptovaluta.
Su queste basi, nel mese di giugno 2024, erano già stati sottoposti a sequestro 8 immobili, 12 lotti di terreno, cinque complessi aziendali, due autovetture, un ciclomotore, 20 orologi di lusso, 90 rapporti finanziari e circa 400 mila euro in contanti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro. Dall’inchiesta è emerso inoltre il nuovo interesse del clan per le abitazioni da destinare a uso ricettivo. Un appartamento vicino l’aeroporto di Capodichino, in particolare, veniva utilizzato dal ras Pecorelli come casa vacanze. A gestire la struttura era il cugino.
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