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Camorra
03 Febbraio 2025 - 08:22
Nei riquadri Salvatore Barile “Totoriello”, Ciro Giuliano, Salvatore Giuliano “Bombolone”, Cristiano Giuliano e Domenico De Martino “’a caciotta”
Messa da parte l’ascia da guerra con cui per anni hanno insanguinato i vicoli del centro storico, avevano deciso di creare un super clan per strappare ai rivali il controllo degli affari criminali a Forcella, ai Decumani e alle Case Nuove. Boss e gregari del cartello Giuliano-Mazzarella, dopo la retata che a luglio scorso ha portato a ventidue arresti, adesso rischiano però di andare tutti sotto processo. Il gip del tribunale di Napoli Federica Girardi, valutata la richiesta di rinvio a giudizio avanzata pochi giorni fa dal pubblico ministero Celestre Carrano, ha fissato la celebrazione dell’udienza preliminare per il prossimo 24 febbraio. A rischiare il processo saranno dunque 29 neo imputati: Emanuele Amoroso, Salvatore Barile, Antonio Bonavolta, Pio Vittorio Calcavecchia, Gennaro Caldarelli, Vincenzo Caldarelli, Giovanni Capuano, Stefano Capuano, Luigi Carrano, Pasquale Casaburro, Giuliano Cedola, Raffaele Cella, Domenico De Martino, Luigi Esposito, Ciro Giuliano, Cristiano Giuliano, Salvatore Giuliano “Bombolone”, Salvatore Giuliano “’o russo” (pentito), Carmine Iafulli, Gennaro Imparato, Salvatore Marino, Angelo Massa, Giuseppe Mauro, Antonio Morra, Cesare Morra, Ciro Oliviero, Massimo Somma, Gennaro Tarascio, Alessio Vicorito. Molti di loro potrebbero optare per il rito abbreviato, una volta concordata la strategia difensiva con i propri legali. Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Leopoldo Perone, Roberto Saccomanno, Domenico Dello Iacono, Carlo Ercolino, Luigi Poziello, Antonio Del Vecchio, Maria Grazia Padula, Giuseppe Perfetto e Mauro Zollo. La strana coppia di malavitosi, capace di compattare in un unico super gruppo i Giuliano e i Mazzarella a Forcella, dove pure anni fa si sono combattute aspre guerre di camorra al punto che in una di essi morì l’innocente Annalisa Durante. Salvatore Giuliano “’o russo”, poi pentitosi, e Salvatore Barile, il “Totoriello” irriducibile nipote dei boss dello storico clan, ricucirono l’alleanza dando vita a un capillare controllo del territorio attraverso violenza, prepotenza, rapine, estorsioni, traffico di droga e persino una compravendita di posti di lavoro negli ospedali collinari. Il tutto condito dall’associazione mafiosa, aggravante contestata alla maggior parte degli indagati arrestati il 10 luglio scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Dda: 22 di cui cinque ai domiciliari e nove a piede libero. Tra i destinatari lo stesso Giuliano, diversi cugini tra i quali Salvatore” “Bombolone” e Cristiano, Gennaro e Vincenzo Caldarelli, “Mimmo” De Martino. Il provvedimento univa i risultati di due investigazioni compiute dalla sezione Co della Squadra mobile della questura di Napoli, del Nucleo investigativo dei carabinieri partenopei e della squadra giudiziaria del commissariato VicariaMercato. Furono ricostruite le attività dell’organizzazione a Forcella, alla Maddalena, nel rione San Gaetano e alle Case Nuove.
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