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Comandava nonostante il 41 bis, il ras Bosti e i parenti a processo

Il capoclan dei Contini, i figli e il genero saranno giudicati con l’abbreviato

Comandava nonostante il 41 bis, il ras Bosti e i parenti a processo

Nei riquadri gli imputati Patrizio Bosti, Ettore Bosti, Flora Bosti e Luca Esposito

NAPOLI. Il boss dei Contini Patrizio Bosti e i suoi tre familiari finiscono sotto processo, ma viene accolta la loro richiesta di essere giudicati con il rito abbreviato. Il ras di San Giovanniello e i coimputati puntano così a ottenere, in caso di condanna, un sostanzioso sconto di pena. Con l’udienza di ieri mattina il processo è dunque entrato nel vivo. Il prossimo appuntamento in aula è stato fissato per il 4 aprile, quando il pubblico ministero avanzerà le proprie richieste di condanna.

Dopo l’arresto di inizio luglio, scattato a pochi giorni dalla sua scarcerazione, il boss Bosti vede adesso avvicinarsi lo spettro di una nuova condanna. Ad agosto la procura antimafia aveva già dichiarato concluse le indagini preliminari e l’atto era stato notificato non soltanto al ras di San Giovanniello, ma anche ai figli Ettore Bosti e Flora Bosti, oltre che al genero Luca Esposito. I quattro imputati sono assistiti dagli avvocati Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Raffaele Chiummariello, Mauro Valentino e Andrea Imperato, chiamati adesso a intavolare la strategia da portare avanti in aula.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il boss comandava e dava ordine e direttive, nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma; anche il figlio, sottoposto allo stesso regime detentivo a Cuneo, ha impartito i suoi ordini, in particolare a chi era demandato alla gestione economica del clan, anche in maniera vessatoria. Flora Bosti viene invece ritenuta la longa manus del padre: avrebbe gestito la cassa del clan grazie alla quale manteneva gli affiliati e le loro famiglie. Era lei a occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati al clan. Il reato di riciclaggio viene contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, con la cognata Flora Bosti metteva a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso taroccati a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riversare i proventi in società intestate a prestanome.

Doveva essere scarcerato dopo una decina di giorni Patrizio Bosti, vertice del clan Contini. Ma l’arresto notificato a lui, ai due figli e al genero ex collaboratore di giustizia, ha spezzato i suoi sogni di libertà. Secondo polizia, carabinieri e guardia di finanza, Bosti (che con Eduardo Contini è ritenuto il capo indiscusso del clan) continuava a comandare dal carcere dove era detenuto al 41bis. Nonostante la detenzione dal 2007 nel carcere di Parma, approfittando di un breve periodo di scarcerazione (per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene) e strumentalizzando i colloqui in carcere con i familiari, Bosti ha continuato a svolgere un ruolo di vertice nel clan affidando incarichi direttivi e disponendo l’inversione delle linee strategiche del sodalizio (fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa con il clan Mazzarella), promuovendo reati fine tipici sia dell’ala militare del clan sia di quella imprenditoriale, impartendo direttive volte a indurre soggetti intranei ai Contini a non collaborare con la giustizia o a interrompere il percorso collaborativo.

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