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Camorra
06 Febbraio 2025 - 09:19
Le indagini sul delitto sono condotte dai carabinieri del nucleo Investigativo; nei riquadri le vittime Salvatore Avolio e Francesco Abenante
Un attacco dei Cifrone-Scognamiglio (“Miano di sopra”) ai Pecorelli-Catone (“Miano di sotto”). In ballo c’è l’eredità del clan Lo Russo: controllo camorristico sul territorio e tesoretto nascosto in apparenti attività illecite, anche a Dubai secondo alcuni investigatori. Ecco la pista più battuta per spiegare l’agguato a Francesco Abenante e Salvatore Avolio, legati al gruppo che maggiormente si sarebbe inserito nel solco dei “Capitoni” di Miano. Un quartiere di nuovo clamorosamente sotto la lente d’ingrandimento dell’anticamorra per la clamorosa sparatoria dell’altro ieri sera, costata la vita al 34enne e al 32enne, amici che spesso giravano insieme in scooter. Sul duplice omicidio indagando i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto territoriale di Napoli, secondo i quali Francesco Abenante e Salvatore Avolio facevano parte dello stesso gruppo, i Pecorelli-Catone. Così i nemici, conoscendo le loro abitudini e i luoghi che frequentavano, si sono organizzati per ucciderli. Non se l’aspettavano e non erano armati, così il tentativo di fuga è stato vano. L’allarme è scattato intorno alle 18 dopo una telefonata anonima alle forze dell’ordine: «Correte, stanno sparando». Era vero. A terra, in seconda traversa via Vincenzo Janfolla, c’erano il 34enne Francesco Abenante, morto all’istante, e Salvatore Avolio, 32enne originario di Qualiano, soccorso in condizioni disperate e deceduto al Cardarelli durante le prime cure. Entrambi sono stati centrati da almeno tre colpi ciascuno alla testa e al torace mentre erano in sella a uno scooter. Inutilmente il più giovane, alla guida, ha tentato la fuga dando gas. Un proiettile lo ha centrato facendogli perdere il controllo. Le indagini, come sempre in casi del genere, hanno puntato innanzitutto sulla ricostruzione della dinamica dell’evento. È emerso così che a fare fuoco sarebbero stati due sicari anch’essi in scooter, ognuno armato a quanto sembra, che hanno intercettato le vittime oppure erano alle loro calcagna già da un po’. Non è escluso che Francesco Abenante e Salvatore Avolio siano stati seguiti a distanza e fossero tutt’e due nel mirino. Ma gli investigatori non escludono una clamorosa ipotesi: i killer avevano l’ordine di uccidere uno solo e si sono trovati di fronte, o di lato, anche l’altro. Gli investigatori, dopo i classici accertamenti iniziali con posti di blocco e qualche perquisizione, hanno cercato di acquisire immagini utili alle indagini. In assenza di telecamere in seconda traversa via Janfolla, l’attenzione si è spostata sulle telecamere della zona sia pubbliche private nella speranza che abbiano immortalato ipistoleri: prima della sparatoria o successivamente durante la fuga. La Scientifica dell’Arma ha compiuto accurati rilievi repertando una decina di bossoli dello stesso calibro, a dimostrazione che ha fatto fuoco la pistola nelle mani del malvivente seduto dietro. Lo scooter si sarebbe affiancato a quello delle vittime, dando il via alla sparatoria. Nessun dubbio: è riesplosa la guerra di Miano.
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