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Ponticelli
07 Febbraio 2025 - 08:53
Nella foto l’ex boss Vincenzo Sarno, 54 anni, conosciuto negli ambienti della criminalità con l’alias di “’o stuort”
NAPOLI. Quando si pentì, nel 2009, Vincenzo Sarno disse di non ricordare con precisione quanti omicidi aveva commesso od ordinato. «Non conosco i nomi di tutti», aggiunse. Ma sicuramente il 54enne boss di Ponticelli che con i 4 fratelli dominò la scena camorristica, non ha dimenticato la morte violenta di Gerardo Tubelli, il 5 gennaio 1996 in località Caravita a Cercola. Quella volta partecipò in prima persona all’agguato, per il quale da ieri si trova in stato d’arresto.
Tecnicamente il collaboratore di giustizia, bloccato in provincia di Massa Carrara, è stato sottoposto a un fermo del pubblico ministero. Un provvedimento d’urgenza dovuto al recente attivismo che ne dimostra la pericolosità: più di una volta avrebbe lasciato il luogo segreto in cui vive per tornare nel Napoletano o nel quartiere d’origine. In un’occasione la polizia lo ha sorpreso con una pistola, denunciandolo a piede libero.
Per l’omicidio di Gerardo Tubelli Vincenzo Sarno è ritenuto mandante ed esecutore con l’aggravante del metodo mafioso e lui stesso ne ha parlato, autoaccusandosi nel corso di uno dei tanti interrogatori. Così come hanno fatto altri pentiti, puntando il dito contro il fratello di Ciro “’o sindaco”, Giuseppe “’o mussillo”, Luciano e Pasquale “Giò Giò” (tutti diventati collaboratori di giustizia a poca distanza l’uno dall’altro).
Il provvedimento restrittivo però, è stato emesso soltanto ora, 39 anni dopo l’agguato. Ecco perché si pensa a un collegamento con il comportamento degli ultimi. Un altro pentito ha riferito di una presenza costante sul territorio partenopeo di “Enzuccio”, anche per recuperare denaro affidato a persone estranee prima di iniziare a collaborare.
Il blitz è scattato all’alba di ieri e portato a termine dai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso) con i Colleghi del Servizio centrale di protezione. Le indagini hanno ricostruito la dinamica e le responsabilità relative all’omicidio Tubelli attraverso la ricerca e i riscontri alle dichiarazioni dei pentiti.
La vittima era un esponente di rilievo del gruppo Maione-Tubelli con base a Cercola, vicino all’Alleanza di Secondigliano, e fu sorpreso vicino casa da un commando con a capo l’indagato. Il movente stava nel controllo degli affari illeciti nel comune vesuviano e nel contrasto tra i Sarno, alleati storici dei Mazzarella, e i nemici di Secondigliano.
La faida provocò tra il 1994 e il 1997 numerosissimi fatti di sangue. Vincenzo Sarno (presunto innocente fino a eventuale condanna definitiva) sfuggì alla morte ad aprile del 1998 ad opera dei De Luca Bossa guidati dal ras Antonio detto “Tonino ’o sicco”.
Il 25 scoppiò un ordigno nel ruotino di scorta dell’auto di Luigi Amitrano, nipote ed autista del boss “Enzuccio”. L’intento era quello di farlo esplodere il giorno seguente, quando il capoclan si sarebbe recato in commissariato a firmare, a causa del manto stradale l’autobomba uccise il congiunto.
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