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Svelato il patto per la faida: «Iadonisi prendeva le armi»

Il neo pentito Ortone spiega l’accordo tra gli Esposito di Bagnoli e il clan di Fuorigrotta

Svelato il patto per la faida: «Iadonisi prendeva le armi»

NAPOLI. Il racket dei parcheggi della movida, il patto di ferro con la mala di Fuorigrotta, sponda clan Iadonisi, e il ritratto di una donna pronta ad assumere il controllo della cosca dopo l’arresto del marito boss. C’è questo e molto altro nei verbali firmati dal neo collaboratore di giustizia Michele Ortone, 24enne prima al soldo degli Esposito-Nappi di Bagnoli e poi dei Santagata di Pianura. L’ormai ex affiliato ha già reso diversi interrogatori, nel corso dei quali ha puntato il dito soprattutto contro Maria Matilde Nappi, moglie del ras Massimiliano Esposito “’o scognato”: «Gestiva i parcheggi a Bagnoli. Lei era la persona che indicava non solo le zone, ma anche le somme da riscuotere per ogni vettura. In pratica diceva che una somma per auto andava a lei e quella rimanente ai parcheggiatori. Era lei che dava ordini a Carmine Esposito di recuperare le somme».

Il 3 dicembre scorso, durante uno dei suoi ultimi colloqui con i pm della Dda di Napoli, Ortone ha spiegato poi la natura del rapporto tra la 49enne ras e la camorra secondiglianese, al quale il clan Esposito fa da sempre riferimento: «Maria Nappi era molto legata a Maria Licciardi, so questo in quanto lei me ne parlava e mi confermava questa circostanza. Lo so anche per i dissidi che sono stati risolti sui parcheggi da parte della Masseria Cardone».

E ancora: «Una volta accompagnai Maria Nappi a Secondigliano ha spiegato Ortone Era il periodo in cui Massimiliano Esposito andò ai domiciliari a Scalea. Accompagnai Nappi in una piazza dove incontrò tre donne che le consegnarono una fascetta di banconote che penso potessero essere circa 3.000 euro. Mi fu spiegato che era un regalo per la scarcerazione di Massimiliano Esposito, che era il pupillo di Maria Licciardi fin da quando faceva parte del clan D’Ausilio. All’epoca Maria Licciardi, o comunque Secondigliano, si avvaleva di lui e di Giannelli per commettere omicidi».

In un altro passaggio il neo pentito ha invece parlato dei rapporti con il clan Iadonisi del rione Lauro di Fuorigrotta, da tempo alleato degli Esposito di Bagnoli. Riferendosi a Carmine Esposito “Sesè” , Ortone ha spiegato: «Il suo ruolo nel clan era anche quello di fare le veci di Massimiliano Esposito, avendo rapporti con Vincenzo Iadonisi, con il quale organizzavano per andare a recuperare le armi che servivano per il clan. Dico questo perché ero presente quando si organizzavano per andare a prendere le armi».

Ortone ha quindi fornito alcune precisazioni sui termini dell’accordo: «Di solito era Vincenzo Iadonisi ad anticipare le somme per l’acquisto delle armi. Somme che successivamente venivano divise a metà con il clan Esposito a cui veniva destinato il 50 per cento delle armi stesse. Vincenzo Iadonisi aveva contatti personali con i venditori di armi e andava personalmente a comprarle, quindi non so dire dove andasse a prenderle. Carmine Esposito ci procurava gli scooter che servivano per andare a fare le stese. Io però andavo a farle con le macchina».

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