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La storia

Gita dell’ultimo anno, «Napoli ci ha fatto vivere un sogno»

Da Modena alla città del Vesuvio, il racconto di sei ragazzi che hanno sfidato il “no” dei docenti

Gita dell’ultimo anno, «Napoli ci ha fatto vivere un sogno»

Una veduta di Napoli dalle Rampe di Sant'Antonio

NAPOLI. Matteo, Lorenzo, Viola, Sofia e Giorgia rimangono estremamente delusi quando ricevono la conferma definitiva dell’annullamento della tanto agognata gita di fine anno (e di fine ciclo scolastico, visto che tra appena 4 mesi inizieranno gli esami di maturità). Per le altre quinte della scuola sono previsti voli e treni per Vienna, Trieste, Lubiana… E per la VB Scientifico? Nessun professore disposto ad accompagnarli.

L’amarezza della notizia è una pillola ingoiata con rapidità, forse persino già ingoiata, perché numerose erano state le avvisaglie di questo triste esito… Ma un gruppetto di ragazzi in particolare è comunque deciso ad ottenere il proprio lieto fine.

In che modo? «Prima di separarci ed intraprendere nuovi percorsi, sapevamo di dover trovare alla svelta un modo per celebrare un po’ di quel legame che si è creato in tanti anni, ricreando l’atmosfera dell’uscita didattica di cui presto non avremmo più potuto definitivamente fare esperienza. Non ci importava di protestare né nei confronti della scuola né nei confronti dei nostri professori ma banalmente di concederci quella pausa di svago dal profondo stress della quinta superiore», come preannunciato da Matteo, ci sono riusciti…

Gli ingredienti per la riuscita di un’esperienza memorabile c’erano tutti: genitori favorevoli, festa del santo patrono modenese e dunque coincidenza con l’imminente chiusura delle scuole (meno assenze). Nell’esatto momento in cui la notizia viene comunicata, tutti e cinque sanno cosa fare: fare i bagagli e partire.

I cinque neo-diciottenni, nessuno dei quali aveva mai visto prima la città del Vesuvio, organizzano tutto da soli. Partenza ed arrivo, orari e biglietti del treno, alloggio. «Abbiamo seguito un breve itinerario stilato poco prima di partire, tuttavia ci siamo lasciati grande libertà, perché volevamo goderci questo capolavoro di città a pieno» interviene Viola, puntigliosa ed organizzata.

«Chiostro e Chiesa di santa Chiara, la mostra su Artemisia Gentileschi (che abbiamo studiato poco fa in arte), Spaccanapoli, il Cristo Velato e la cappella Sansevero, Castel dell’Ovo, Palazzo Reale, Castel Sant’Elmo, infine la Certosa di San Martino». Insomma, itinerario impeccabile.

Le viste preferite? I decori marmorei di San Martino, il golfo di Napoli, lo scalone del Palazzo Reale. La sorpresa più inaspettata? L’efficienza del funzionamento dei mezzi pubblici (con i quali è stata raggiunta anche Pompei), «persino meglio di quelli di Modena»; la sconfitta più demotivante? La consapevolezza delle agevolazioni, di praticità ed economia, che 5 ragazzi avrebbero avuto se accompagnati dalla scuola. Attualmente sono già in programma futuri fine settimana fuoriporta,.

«Il nostro viaggio è stato al pari, se non superiore, di un’uscita didattica», spiega Giorgia. «Il nostro obiettivo era stato sin dall’inizio quello di visitare la città, trascorrere tempo insieme, legare ancora di più». Per tutti i membri della comitiva, la “fuga” dalla grigia Modena è stato l’unico modo per cancellare l’insoddisfazione di un’opportunità fondamentale negata con l’azzurro, il giallo, il verde di Napoli.

«Il ricordo indelebile saranno le nottate trascorse a parlare, giocare, confrontarsi sulla nostra prima esperienza di vita lontani da casa, soli, liberi e giovani». In realtà tutto questo, forse, una normale uscita didattica non gliel’avrebbe potuto regalare.

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