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Il personaggio

Vincenzo Sarno rimane in carcere

Per la Dda l’ex boss era tornato nel quartiere di Ponticelli per riorganizzare il clan

Vincenzo Sarno rimane in carcere

Vincenzo Sarno

NAPOLI. Non era tornato a Napoli solo per riorganizzare il clan recuperare i soldi affidati a persone di fiducia prima di pentirsi, ma anche «per vendicarsi della morte del fratello Giovanni e del cognato Mario Volpicelli».

È stato Ciro Borriello a rivelare agli inquirenti i presenti propositi di Vincenzo Sarno, 54enne ex boss di Ponticelli del clan omonimo, destinatario in due giorni di altrettanti decreti di fermo convalidati ieri. Uno per il tentato omicidio di Domenico Amato e l’altro per l’omicidio di Gerardo Tubelli.

Per la prima vicenda procede la Procura di Brescia e sono finite nel mirino 13 persone tra cui Ciro De Magistris e Antonio Verterame, sottoposti a fermo lo stesso giorno Per il secondo reato è competente la Dda di Napoli, che nel frattempo ha chiesto per il ras la revoca del programma di protezione, sulla quale pende un ricorso al Tar dell’interessato.

Ricostruiamo le vicende. A ottobre 2022 in una località segreta del Bresciano in cui viveva l’ex pentito Domenico Amato, due uomini appiccarono il fuoco alla Mercedes di quest’ultimo parcheggiata sotto casa. L’obiettivo era di farlo uscire per poi ucciderlo a colpi d’arma da fuoco.

Ma il bersaglio fiutò la trappola e restò alla finestra a guardare l’autovettura in fiamme. Dietro l’attentato (fermo restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva) per la procura di Brescia ci sarebbe Vincenzo Sarno, il quale secondo la ricostruzione degli inquirenti (da provare in giudizio) già allora meditava vendette secondo il collaboratore di giustizia Ciro Borriello. Le indagini sono state condotte dalla Dia di Brescia. 

Per l’omicidio di Gerardo Tubelli e il ritorno in zona di Vincenzo Sarno ha indagato la sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Giuseppe Sasso). L’ex ras 54enne è ritenuto mandante ed esecutore con l’aggravante del metodo mafioso e lui stesso ne ha parlato, autoaccusandosi nel corso di uno dei tanti interrogatori.

Così come hanno fatto altri pentiti, puntando il dito contro il fratello di Ciro “’o sindaco”, Giuseppe “’o mussillo”, Luciano e Pasquale “Giò Giò” (tutti diventati collaboratori di giustizia a poca distanza l’uno dall’altro). Il provvedimento restrittivo però, è stato emesso soltanto ora, 39 anni dopo l’agguato. Ecco perché si pensa a un collegamento con il comportamento dell’indagato negli ultimi anni.

Un altro pentito ha riferito di una presenza costante sul territorio partenopeo di “Enzuccio”, per riprendersi il territorio, vendicarsi e anche per recuperare somme di danaro affidate a persone estranee prima di iniziare il percorso da collaboratore.

Quando si pentì, nel 2009, Vincenzo Sarno disse di non ricordare con precisione quanti omicidi aveva commesso od ordinato. «Non conosco i nomi di tutti», aggiunse. Ma sicuramente il 54enne boss di Ponticelli che con i 4 fratelli dominò la scena camorristica, non ha dimenticato la morte violenta di Gerardo Tubelli, il 5 gennaio 1996 in località Caravita a Cercola. Quella volta partecipò in prima persona all’agguato.

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